Mitra e valigetta
Pochi sono i film di Damiano Damiani che lasciano indifferenti: ogni trama è di materiale ricchissimo, ogni personaggio ha una certa luce negli occhi, nelle attese e nelle inquadrature di raccordo si respira l’aria dei tempi, quel riposo dei personaggi che prepara, quasi intagliandola finemente, la successiva tessera della trama.
In Io ho paura il protagonista, il Brigadiere Graziano interpretato da Gian Maria Volonté, rivendica il diritto ad un’umanità che nei rapporti tra colleghi di polizia riesce spesso difficile. Durante un agguato si nasconde per paura e non risponde agli spari dei criminali che cercavano una via di fuga. In centrale il suo atteggiamento viene giudicato senza riguardo: la paura è una debolezza impronunciabile. Graziano viene allora assegnato come guardia del corpo al Giudice Cancedda, uomo di fede sincera, integro e profondamente convinto dell’onnipotenza della giustizia. I due, diversissimi, imparano a coesistere, soprattutto quando scoprono vicendevolmente di celare sotto la veste professionale una profonda empatia per chiunque, sia egli un terrorista, un uomo di stato, un criminale o probabilmente un innocente. Non lo ammettono ma diventano molto amici e si cercano l’un l’altro, rafforzando un legame che ha tutta l’aria di un cordone di resistenza che impedisce ad entrambi di venire travolti da una quotidianità, quella degli anni di piombo, che pesa come un macigno sulla testa di entrambi.
La loro volontà congiunta di far luce su un caso presto insabbiato li trascina in una spirale di potere in cui gli intrighi peggiori vengono alla luce. È qui che il film prende una svolta e decolla verso vette di tensione e intensità che Volonté – superbo – fa apparire sempre non definitive. Il suo personaggio disilluso, abbandonato al corso del tempo, cerca e trova l’ultimo baluginare di una rivalsa che è quasi un atto di redenzione. Difende Cancedda come se difendesse l’ultima possibilità di equilibrio in un mondo al collasso; è burbero perché ha capito che la simpatia è inganno; è sempre attento ai dettagli perché criminali, terroristi e malavitosi, accecati dal loro potere, sono incuranti e lasciano tracce che restano nascoste solo a chi non vuol vedere.
È ugualmente racchiusa in un dettaglio la cifra di quell’epoca e la chiave d’accesso per questo ed altri film di Damiani. Nella sequenza d’apertura due terroristi armati di mitra scendono da un furgone e percorrono alcuni metri fino all’ingresso del palazzo da cui sta uscendo il Giudice Massimi, il loro obiettivo assieme al suo uomo di scorta. In questo breve tratto i due camminano paralleli e quasi sincronizzati ad un uomo qualunque che, invece di un mitra, tiene in mano una ventiquattrore: tutti diretti al proprio “mestiere”, che può spesso incontrarsi, scontrarsi o anche, temibilmente, coincidere.
Io ho paura [Italia 1977] REGIA Damiano Damiani.
CAST Gian Maria Volonté, Erland Josephson, Mario Adorf, Joe Sentieri.
SCENEGGIATURA Damiano Damiani, Nicola Badalucco. FOTOGRAFIA Luigi Kuveiller. MUSICHE Riz Ortolani.
Drammatico, durata 120 minuti.