Sipario
Italia: ultimo atto? di Massimo Pirri fa parte di quella categoria di film più interessanti come testimonianza che davvero fino in fondo riusciti. Nella tabelle dei pro e contro dell’opera risaltano infatti la sua importanza come documento storico, la sua preveggenza e soprattutto la sua particolarità nel panorama del cinema italiano coevo e della maniera con cui questo ha raccontato gli anni di piombo.
È infatti uno dei rarissimi casi di film che provano a raccontare con un approccio diretto e palese il terrorismo, in cui i terroristi sono i veri protagonisti e non solo comparse o richiami dal fuoricampo. Italia: ultimo atto? immagina la giornata e le sensazioni dei guerriglieri della lotta armata. Protagonista è un trio, parte di una cellula di un non specificato gruppo di estrema sinistra che ha il compito di uccidere il Ministro degli Interni: c’è l’algida, monocorde e distaccata figlia di un ricco industriale, Mara (come Mara Cagol, tra le fondatrici delle Brigate Rosse, morta nel 1975 in uno scontro a fuoco con i carabinieri), simbolo di chi fece quella scelta per una rabbia disincantata e nichilista; c’è Ferruccio, orgoglioso e tenace simbolo della fazione più estrema, violenta e coriacea; c’è Bruno, ragazzo sbandato e un po’ turbato, simbolo di chi è stato attirato in quella galassia più per motivi interiori che realmente ideologici. La loro azione causerà una guerra civile e un colpo di stato.
Il film, che segue un andamento narrativo circolare e che per lunga parte è in realtà un flashback, si apre infatti con i cittadini che si sparano tra loro nelle strade e si chiude con un fermo immagine dei carri armati dell’esercito. In questo modo Massimo Pirri cerca di inserire il ritratto dei tre protagonisti e di ciò che rappresentano nella cornice più ampia e complessiva di quegli anni di piombo: non ci sono solo i frequenti inserti di immagini di repertorio degli scontri e dei cadaveri a legare la vicenda alla realtà e all’atmosfera che si respirava, c’è soprattutto il ritratto di un paese sull’orlo di una crisi di nervi e dell’esplosione, tra opposti estremismi, paure, tendenze autoritarie e derive imminenti della lotta. Significativo è lo scontro tra Ferruccio, convinto di portare fino in fondo l’azione, e l’ideologo del gruppo, convinto al contrario che l’atto sarebbe stato controproducente perchè avrebbe spinto le masse tra le braccia della reazione. Scontro che anticipa il dibattito tra l’ala moderata e quella irriducibile delle BR, esplosa l’anno successivo durante il caso Moro, e, in un certo senso, ipotizza l’erosione di consensi che avrebbe successivamente colpito il gruppo. La stessa uccisione di una figura quale un Ministro dell’Interno, dell’attacco al centro dello Stato, era del resto, in quel momento, ancora una plausibile vicenda di fantapolitica.
Italia: ultimo atto? [Italia 1977] REGIA Massimo Pirri.
CAST Luc Merenda, Marcella Michelangeli, Andrea Franchetti, Lou Castel, Ines Pellegrini, Luigi Casellato.
SCENEGGIATURA Morando Morandini, Massimo Pirri, Federico Tofi. FOTOGRAFIA Riccardo Pallottini. MUSICHE Lallo Gori.
Fantapolitica, durata 90 minuti.