Lo scarso successo di Into Darkness in Italia riapre l’annosa questione. Ora che finalmente ci si è convinti a distribuire almeno i blockbuster anche a giugno e luglio, al primo vero sole i nostri spettatori disertano la sala.
Alcuni pensano che sia colpa dello scarso appeal della saga trekkista sul pubblico nazionale, e il medesimo, deludente risultato del primo reboot di Abrams, datato 2009, confermerebbe la tendenza. Tuttavia, se alcuni film avranno successo, non si potrà comunque dire altrettanto dei titoli secondari, con il solito divario incolmabile tra primo al box office e inseguitori. Ora, vorrei cercare di capire. Ci provo da anni, ma non ci riesco. Una volta era più semplice: con le sale senza aria condizionata entrarci era una tortura che solo cinefili incalliti potevano sopportare. Ma oggi che la dotazione è pressoché definitiva ovunque, perché niente cinema? Si dice che gli italiani amino il bel tempo, l’aria aperta e il mare. Ora, a parte il fatto che non tutti possono andare al mare nel week-end e che non tutti hanno la riviera vicino a casa, è abbastanza ovvio che molti spettatori stanno a casa e basta. Con la canicola del pomeriggio, dove vanno? Al parco a crepare di sudore? A far l’amore con il ventilatore puntato? Fuori porta nel casolare bio? Nelle piscine comunali in mezzo ai tamarri che si lanciano gavettoni? Non basta. Permettiamoci di dubitarne. È un fatto molto più ancestrale, l’idea cioè – comune, pare, ad altri paesi mediterranei – che l’autenticità del tempo libero si giochi al di fuori degli spazi chiusi, oppure niente. E infatti le arene estive continuano a funzionare bene, anche in tempi di crisi per il cinema. Si tratta di un retaggio psicologico piccolo borghese e da civiltà contadina, una cosa se volete anche molto bella, ma di quelle che un paese moderno dovrebbe scrollarsi di dosso al più presto. Ci sono spazi nella giornata che non giustificano questo aut aut, in tutti i momenti nei quali le pratiche oziose del tempo libero open air non sono comunque praticabili. E in ogni caso, la compulsione al consumo esterno – con tanto di enormi cartelloni estivi dei Comuni che sembrano ossessionati dal riempire ogni serata dei concittadini – rimane un dato di disinteresse nei confronti del singolo prodotto e del cinema in prima visione (solo di quello, altrimenti non si spiega il successo dei festival estivi).
I prossimi titoli diranno se qualcosa sta cambiando, come speriamo, con Man of Steel, World War Z, Lone Ranger, Pacific Rim, Wolverine. Poi, ovviamente, se fossero anche film decenti, il pubblico ne sarebbe invogliato.