SPECIALE SOFIA COPPOLA
L’altra metà del cerchio
Bob è un attore americano sul viale del tramonto, marito in piena crisi di mezza età, sospeso tra un passato felice e un presente inappagante. Charlotte è una ragazza neolaureata in filosofia, aspirante fotografa e scrittrice, sposata da due anni con un uomo che non la ama veramente, protesa verso un futuro di cui non intravede i contorni.
Bob incontra Charlotte in un albergo a Tokyo: si piacciono, diventano amici, si amano, si dicono addio. Una parentesi della loro vita, un palpito che increspa delicatamente le acque stagnanti del quotidiano, senza imprimergli, forse, nuove direzioni, ma facendolo risuonare nuovamente di un sentimento perduto. Lost in Translation parla dell’amore come quel qualcosa che ogni uomo dovrebbe riconquistare, riconoscendo se stesso nell’altro e recuperando quindi le profondità della sua anima. Smarrirsi per ritrovarsi, perdersi in una città che il proprio vocabolario non riesce a comprendere, intercettando finalmente una voce amica tra le pareti asettiche di una megalopoli in cui occidente e oriente si scimmiottano a vicenda. Andare lontano, sul limite dell’oceano, in attesa di capire che non siamo soli e non lo siamo mai stati. Leggere le apparenze per cogliere l’inespresso e vedere nel corpo di una donna le proprie rughe, i sensi di colpa, i fallimenti, o in quello di un uomo la propria inconsistenza, le frustrazioni, la marginalità. È però nella terra della delusione e sotto il cielo della solitudine che si ricompongono, seppur brevemente, le crepe dell’io, fratture necessarie alla vita, nella quale nulla nasce integro e compiuto ma tutto si rivela diviso e parziale. Separati da se stessi e dal mondo circostante, Bob e Charlotte diventano le due “famigerate” metà dell’intero, cosicché il loro incontro sancisce la chiusura di un cerchio, quello tracciato nel vuoto dal vecchietto dell’ospedale. Senza che venga mai pronunciata la parola “amore”, questa risuona nell’aria dal primo istante in cui il protagonista intercetta la donna, e non si “vede” ma la si “sente”, tradotta, come suggerisce il titolo italiano, in segni alimentati da un sottotesto che solo i due amanti potrebbero riconoscere. È il linguaggio del non detto che esplode nel bacio finale, sintesi di una passione concretizzata in atto, che però ha in sé qualcosa di superfluo, come se fosse un gesto dovuto al voyeurismo dello spettatore. Bob e Charlotte ci hanno già detto tutto prima, e spettava a noi accorgercene.
Lost in Translation – L’amore tradotto [Lost in Translation, USA 2003] REGIA Sofia Coppola.
CAST Bill Murray, Scarlett Johansson, Giovanni Ribisi, Anna Faris.
SCENEGGIATURA Sofia Coppola. FOTOGRAFIA Lance Acord. MUSICHE Autori vari.
Commedia drammatica, durata 102 minuti.