SPECIALE SPIKE JONZE
Burattinai e marionette
La dialettica tra identificazione e manipolazione è uno dei fulcri di Essere John Malkovich, commedia surreale, filosofica e psicoanalitica diretta da Spike Jonze e scritta da Charlie Kaufman.
L’opera vede come protagonista un burattinaio talentuoso ma privo di successo che trova lavoro come impiegato in uno strano ufficio dai soffitti molto bassi situato al piano 7½ di un grande grattacielo. Qui il personaggio troverà per caso un passaggio nascosto che porta dentro la mente di John Malkovich, facendo provare le sue stesse sensazioni e vivere, per un certo lasso di tempo, le sue esperienze. Per migliorare la sua vita affettiva e lavorativa, il protagonista non esiterà a usare l’attore come una marionetta da manipolare a proprio piacimento. L’incontro-scontro tra la volontà di sentire empatia per il prossimo e il desiderio di “trasformarlo” viene espresso con particolare efficacia dalla passione del protagonista per le marionette. Infatti, è vero che il burattinaio al momento della performance deve immedesimarsi in qualche modo con oggetti che rappresentano “personalità” diverse dalla propria, ma è anche indubbio che è l’artigiano stesso a costruirli e dirigerli, trasmettendogli parte dei suoi pensieri e delle sue emozioni. Tutto ciò porta a una riflessione sulla creazione umana, soprattutto quella narrativa e recitativa, in quanto un romanzo o una sceneggiatura sono spesso i frutti della capacità di un autore di comprendere e d’inventare altre vite inserendo qualcosa di personale, così come un certo tipo di recitazione è l’unione tra l’immedesimazione di un attore in un personaggio diverso da sé e la sua capacità di trasferirvi il proprio corpo, la propria voce, le proprie esperienze. Dunque, non è un caso che la pellicola si apra con uno spettacolo di marionette, né che scelga una star quale vittima della manipolazione, e dell’identificazione, altrui. La passione per i burattini non è però l’unico elemento espressivo e metaforico del film: si pensi per esempio alla bizzarra collocazione dell’ufficio del protagonista, il piano 7½, che indica quanto questo sia un luogo sospeso, una zona simbolica sul confine tra l’empatia e la “trasformazione”, l’Io e il subconscio, la nostra mente e quella di un altro. In Essere John Malkovich vi sono ulteriori situazioni e personaggi paradossali e allegorici, prova della ricchezza d’idee e d’invenzioni dello script di Kaufman, indubbiamente il punto di forza del film, così attento a simbolismi e metafore da perdersi negli sviluppi narrativi finali, eccessivamente forzati e costruiti. Un peccato quasi veniale in un’opera soprattutto teorica e concettuale.
Essere John Malkovich [Being John Malkovich, Gran Bretagna/USA 1999] REGIA Spike Jonze.
CAST John Cusack, Cameron Diaz, Catherine Keener, John Malkovich, Orson Bean, Mary Kay Place. SCENEGGIATURA Charlie Kaufman. FOTOGRAFIA Lance Acord. MUSICHE Cater Burwell.
Commedia, durata 103 minuti.