FilmForum 2014 – XXI International Film Studies Conference, 2-11 aprile 2014, Udine/Gorizia
Una delle sezioni più seguite al FilmForum è quella del Porno, tesa ad analizzare e sviscerare il racconto e la visione “estrema” del piacere, genere facilmente fruibile grazie alle nuove tecnologie, e da sempre parte dell’immaginario collettivo. Come spiega Giovanna Maina, curatrice delle sezione con Federico Zecca e Enrico Biasin, il porno è carattere della cultura e non studiarlo vorrebbe dire dimostrare la propria miopia.
L’intervento di Mirko Lino (Università degli Studi di Palermo/Sicilia Queer FilmFest) analizza il caso di James Gunn di PG Porno, punto di convergenza tra pornografia e serie web – format emergente per trasmettere tali contenuti -, parodia senza distinzione di sesso, del mondo porno e dei suoi meccanismi; ed è interessante che manchi il sesso proprio lì dove dovrebbe esserci. Nella giornata di ieri, 8 aprile, si è esplorato il BDSM, sottogenere del porno, legato alla dominazione e alla sottomissione. Intervento degno di attenzione è quello di Clarissa Smith (Università di Sunderland), fondatrice con Feona Atwood di Porn Studies, studiosa del sesso e della sua rappresentazione, dei tabù e della regolamentazione del consumo dei porno. Il suo studio prende in esame Impressive Impacts, porno gay tedesco, in cui tutto parte da un rape, che diventa poi possibilità di piacere, nonostante l’eccesso e l’irrealismo degli atti. Smith, riportando le parole di Kipnis, sottolinea come il porno sia forma espressiva ed estetica fondamentale nella cultura contemporanea, e le fantasie da esso rappresentate, più o meno “accettabili”, “perverse” e “obscene” attraversano un range che ci indica un mondo altro, non solo quello strettamente sessuale. Infine gli interventi di Luca Zenobi e Massimo Fusillo (Università degli studi dell’Aquila) analizzano l’uno la figura affascinante e unica nel suo genere di Olga, incarnato dall’attrice sexploitation Audrey Campbell – Olga’s Girls, White Slaves of Chinatown, Olga’s House of Shame (1964) di Joseph Mawra – icona della femmina dominatrice e ne spiega la sua rilevanza nella panorama americano, l’altro invece partendo dalla nozione di masquerade di Linda Williams si sofferma sul ruolo centrale del framework e sul carattere rituale e performativo della pratica, analizzando alcune sequenze di film porno (Sex Colours. Yellow di Tom of Hamburg, Leather and Law di Vagevuur Video e Fashionistas Safado di John Stagliano). Già dai primi giorni di studio emerge il lavoro di mappatura (Porn Studies: Cartography of Pornographic Audiovisual) – non solo dal punto di vista geografico, ma anche culturale, subculturale e storico – e un principio d’idea globale, indagante un genere, percepito come monodimensionale, ma se “sezionato” multi-dimensionale (aspetti industriali, culturali, politici, sociali, di genere).