SPECIALE RICHARD LINKLATER
Sogno o incubo?
Sembra che l’orologio della nostalgia abbia le lancette spostate indietro di vent’anni: se gli arrabbiati anni ’70 ricordavano con emozione i più semplici anni ’50 (prima American Graffiti, poi Happy Days), gli anni ’90 immortalano il decennio del rock duro con una serie di film meno scanzonati ma pur sempre nostalgici.
La vita è un sogno è la storpiatura italiana di Dazed and Confused, titolo preso in prestito dalla famosa canzone dei Led Zeppelin, che rimanda allo stato alterato dei protagonisti dovuto alla quantità industriale di droghe e alcool che assumeranno nella pellicola. È l’ultimo giorno di scuola e gli studenti di un’americanissima città senza nome si danno da fare per sballarsi, perdere la verginità, combattere contro il proprio coach che vuole far firmare a tutti la sua dichiarazione anti-droga, ed in generale rendersi la vita impossibile a vicenda. Richard Linklater, il giovane talento indipendente americano, firma una pellicola priva di struttura ma che sta in piedi comunque grazie alla scelta di raccontare un arco temporale ben definito (una giornata, da mattino a mattino) e alla qualità dell’affresco che ne scaturisce. Gli studenti all’ultimo anno se la prendono con i più piccoli architettando punizioni violente o ridicole pagliacciate alle quali le matricole abboccano facilmente, lo sguardo di Linklater è complice e non riesce a condannare la propria generazione di ragazzi. È un film che non sa decidersi tra patina (i ragazzi sono tutti belli, perfino dopo una scazzottata) e crudeltà: il baratro è solo sfiorato così come il sesso non è mai mostrato, ma alcuni improvvisi momenti di lucidità dimostrano la profondità dell’analisi di Linklater, come quando il personaggio di Pink pronuncia la frase chiave: “If I ever start referring to these as the best years of my life – remind me to kill myself”. I ragazzi si lamentano che gli anni ’70 fanno schifo, eppure la colonna sonora fatta di classiconi del rock ci dice il contrario. Hanno sempre la canna in mano, eppure sono spesso impauriti e confusi, tanto che il loro idolo e mentore è un (giovanissimo) Matthew McConaughey ventenne e baffuto che ha lasciato la scuola e frequenta i ragazzini più giovani perché tra loro è più facile essere il maschio alfa. Sono due volti dello stesso film, quello nostalgico e quello più analitico che, però, non riesce a oscurare il carattere fondamentalmente giocoso della storia. Anche il nonnismo è riscattato nella sua funzione di introdurre i ragazzi al mondo dei più grandi, segno che ancora una volta la nostalgia ha vinto sull’analisi e i rancori del passato sono stati stemperati dall’effetto agiografico del tempo.
La vita è un sogno [Dazed and Confused, USA 1993] REGIA Richard Linklater.
CAST Jason London, Joey Lauren Adams, Milla Jovovich, Matthew McConaughey.
SCENEGGIATURA Richard Linklater. FOTOGRAFIA Lee Daniel. MONTAGGIO Sandra Adair.
Commedia, durata 103 minuti.