Una notizia che ho letto troppo velocemente poco tempo fa mi ha trasferito con un colpo di tacchi a WesWorld (Zissoulandia? Darjeeling Forever?) coronando un sogno che coltivo da anni e che i “dannatissimi” Cani hanno reso pubblico con il brano Wes Anderson (“Vorrei vivere in un film di Wes Anderson: inquadrature simmetriche e poi partono i Kinks”).
Nei film di Anderson gli abiti sono impeccabili, gli amici fedeli, la pasticceria è raffinatissima. Qualche fuga, qualche occhio nero e tutto finisce bene.
Pagherei per passeggiare in quel mondo.
Poche settimane fa alcuni siti dedicati a cultura/spettacolo/varie hanno pubblicato una notizia che dal titolo sembrava significare: Wes Anderson pensa a un proprio parco a tema, in collaborazione con Mark Mothersbaugh (ex Devo e suo collaboratore decennale). Io, dopo aver ammirato, sbigottita, anni fa il cielo di cemento del Venetian a Las Vegas, sono pronta a tutto. Ho quindi gongolato pensando che tra qualche anno avrei potuto sbarcare nel Theme Park dei miei sogni, e pagare per ballare sulle note di Françoise Hardy, giocare a tennis con Richie Tenenbaum, affacciarmi dal terrazzo dell’Hotel Chevalier.
Felice e intossicata dai tanti esistenti dell’universo narrativo di Anderson, un po’ isola che non c’è, un po’ case per le bambole. E mi sono interrogata sulla fascinazione esercitata dai possibili parchi a tema firmati da registi: cosa farebbero Scorsese, Carax, Almodóvar, Sorrentino, Kaurismäki? Ci sono registi più potenzialmente “theme parkable” di altri? La visione di Interstellar mi ha poi gettato nella possibilità di un parco a tema curato da Christopher Nolan e sono rimasta là, incastrata in qualche buco spazio-temporale o in una “escherata”. Mi interrogo anche su questo desiderio di permanere in un universo voluto e costruito da un regista che mi interessa e mi rispondo che la mia vita da spettatrice seriale mi sta rendendo avida e impaziente: due ore in un “perfetto” universo filmico non mi bastano più, voglio starci più a lungo, saperne di più, passeggiarci.
Ho scoperto poi l’amara verità: la notizia era un’altra. Nella prefazione a un volume pubblicato da Mothersbaugh (Myopia), Anderson diceva che vorrebbe lavorare a un parco a tema che faccia giustizia al Magic Kingdom del suo amico. Da qui i lanci delle agenzie stampa e la “chiusura” di WesWorld.
Ma la voglia di parchi a tema (mescolata alla dipendenza da serie) rimane e riprende slancio alla conferma definitiva, apparsa in questi giorni, della trasmissione nel 2015 di Westworld, una serie Hbo ispirata a quella meraviglia inquietante che è il film del 1973 Il mondo dei robot (Westworld) di Michael Crichton, uno che di parchi a tema ne sapeva parecchio (cfr. Jurassik Park). Diretto (almeno il pilot) da Jonathan Nolan (il rampante fratello di Christopher), scritto da Nolan stesso e Lisa Joy, con J.J. Abrams tra i produttori, il futuristico parco a tema protagonista della serie si fa molto interessante. Su Vine l’Hbo in questi giorni ha postato un breve teaser che non dice nulla ma alimenta le attese.
Ci si vede “lì”?