SPECIALE CINEMA NEOREALISTA
Dove tutto ebbe inizio
Gino e Giovanna sono italiani, entrambi frutto della società che li circonda, che ne definisce i tratti fisici e caratteriali in base alle possibilità economiche e allo status sociale di ognuno. La storia d’amore, passionale e mai romantica, affronta diverse fasi in cui altri personaggi – primo fra tutti lo Spagnolo – si affiancano a Gino, fino all’ultimo incontro della coppia di amanti.
A lungo si è disquisito a proposito della portata sessuale, carnale e ambigua, di Ossessione (film liberamente ispirato al romanzo Il postino suona sempre due volte di James M. Cain) e della sua irriverenza, tale da fargli attribuire l’apertura della stagione del Neorealismo italiano. Di fatto, sarebbe difficile negare questo primato, vista la netta rottura rispetto ai canoni edulcorati e manieristi della cinematografia italiana precedente. In realtà, non vanno comunque dimenticate le vicende produttive che, in quegli anni, mettevano in crisi il normale svolgimento di sviluppo di un film. Quello che resta innegabile è che Luchino Visconti, con la sua figura sfuggente e dalla difficile definizione, segni tutte le fasi del Neorealismo italiano: volendo tracciare una cronologia approssimativa, Ossessione stabilisce l’inizio della stagione, Bellissima (1951) ne segna l’apice e Senso (1954) il superamento. Fuori dagli schemi di rigido inquadramento stilistico e tematico, il regista persegue comunque la poetica “dei panni stesi”, non dimenticando in certe occasioni anche di criticarla. Lo stile e l’uso non solo tematico della “normalità” presente in Ossessione conferma l’impossibilità di definire il Neorealismo come un movimento o una corrente congiuntamente pattuita tra diversi artisti. Eppure, scorrendo i credits dei film che costituiscono pietre miliari di questo cinema si ritrovano spesso gli stessi nomi, come a significare una collaborazione continua e accordata lungo tutti quegli anni. Pur non trattando di storie di guerra, Visconti porta sullo schermo la società italiana, con una quotidianità che mostra le sue ferite con tanta naturalezza quanta indifferenza, dimostrando nessuna pietà per alcuno dei personaggi che muovono la vicenda. La violenza emanata dalle immagini diventa dunque ancora più stridente, poiché decontestualizzata rispetto al conflitto bellico protagonista nella vita e sullo schermo. Questo vale anche per i film successivi, tanto da costare al regista una nomea da poco impegnato, quando non addirittura da rinnegato rispetto alle sofferenze italiche. Quello che è certo è che Visconti a partire da Ossessione ha firmato alcuni dei migliori ritratti della realtà nostrana.
Ossessione [Italia 1943] REGIA Luchino Visconti.
CAST Clara Calamai, Massimo Girotti, Dhia Cristiani, Elio Marcuzzo, Vittorio Duse.
SCENEGGIATURA Luchino Visconti, Mario Alicata, Giuseppe De Santis, Gianni Puccini, Alberto Moravia, Antonio Pietrangeli. FOTOGRAFIA Aldo Tonto, Domenico Scala. MUSICHE Giuseppe Rosati.
Drammatico, durata 135 minuti.