SPECIALE FAMIGLIE DISFUNZIONALI
E ora qualcosa di completamente diverso
E fu così che sui festival di mezzo mondo si abbattè l’anomala Onda greca. Accadde senza alcun preavviso, senza che nessuno di primo acchito mettesse bene a fuoco cosa stesse accadendo. Una lontana avvisaglia, qualche anno prima, a dire il vero c’era stata: Kinetta, 2005, presentato quello stesso anno a Toronto.
Ma il vero tsunami si schiantò nel 2009 a Cannes, quando un oggetto alieno e indefinibile, quasi indecifrabile, piombò nell’Un Certain Regard (vincendolo). Nulla che avesse a che fare con la Grecia di Costa-Gavras e Theo Angelopoulos: Kynodontas di Yorgos Lanthimos, per i primi spettatori “vergini” che ebbero la fortuna di vederlo il 18 maggio 2009 probabilmente non nutrendo alcuna aspettativa, era un’allucinazione, una vergognosa e scomoda visione priva di coordinate e precedenti da indagare. La disfunzione familiare di Dogtooth era ed è la disfunzione di una nazione in panne, in totale crisi: quella del padre che rinchiude i tre figli in una magione lontana dal mondo per preservarli da qualunque contatto e contaminazione esterna è una metafora potente, abbacinante, talmente evidente da non essere stata subito colta e circoscritta. Per i tre ragazzi protagonisti – che non hanno un nome né sanno di doverlo avere – i gatti sono bestie feroci, gli aeroplani sono giocattoli, la saliera si chiama telefono; cultura e comunicazione non esistono, esistono solo assurde regole da seguire, unanimemente condivise. È una poetica inedita, che esplicita lo spauracchio “reale” della società ellenica contemporanea: lo smarrimento del proprio ruolo, la perdita di identità, il grido di aiuto e di denuncia. Dopo Cannes sono arrivati Dublino, Montreal, il Sitges, fino alla nomination all’Oscar 2011 come Miglior Film Straniero (vinto curiosamente da In un mondo migliore di Susanne Bier). E soprattutto si è aperta la caccia alla New Weird Wave greca: dietro all’alfiere Lanthimos ci sono Avranas e Miss Violence, Tsangari e Attenberg, Papadimitropoulos e Suntan. Opere che pongono al centro la famiglia o la mancanza/ricerca della stessa, come centro nevralgico di incubi e squilibri. Opere che fanno della propria necessità una raffinata virtù, trafitte da un’atmosfera morbosa, corrotta, pornografica. Niente è mai stato come il nuovo cinema greco… o forse sì: vedere per credere il messicano El castillo de la pureza, che pare abbia influenzato proprio Dogtooth. Ma siamo lontani dal definire il lavoro di Lanthimos e dei suoi epigoni un “falso d’autore”: siamo comunque di fronte al più stimolante prodotto cinematografico europeo degli ultimi lustri. Che forse, parlando di una società alla disperata ricerca di nuovi punti di riferimento, ha trovato ispirazione in una pellicola lontana dai propri canoni ed estranea a se stessa.
Dogtooth [Kynodontas, Grecia 2009] REGIA Yorgos Lanthimos.
CAST Christos Stergioglou, Michele Valley, Aggeliki Papoulia, Anna Kalaitzidou.
SCENEGGIATURA Efthymis Filippou, Yorgos Lanthimos. FOTOGRAFIA Thimios Bakatakis. MUSICHE Grégoire Hetzel.
Drammatico, durata 94 minuti.