“Il paracadute è un mezzo sicuro per sorvolare il vuoto”
Avete presente La terrazza di Ettore Scola? O Il grande freddo di Lawrence Kasdan? Ecco, se volessimo fare due paralleli cinematografici, Macerie prime ricorda sotto certi punti di vista e tra le righe queste due pietre miliari della commedia amara che dipinge un impietoso ritratto generazionale.
Zerocalcare si conferma estremamente coerente, a livello stilistico come a livello tematico, confermando anche di poter rientrare in quella categoria d’autori per i quali vale il detto “realizza sempre la stessa opera, riuscendo a farla sempre in maniera diversa”. Ritroviamo infatti tutte le caratteristiche fondanti della poetica del nostro. Ci sono l’evidente rielaborazione autobiografica e lo sguardo generazionale, c’è l’armadillo, ritornano tutti gli amici compari d’avventure nei fumetti precedenti, ci sono i riferimenti a personaggi e situazioni “pop” e c’è l’inserto “fantastico” e apocalittico che divide i capitoli. Tutto secondo le aspettative, sì, ma anche tutto più cupo rispetto al passato, talvolta di una cupezza più intima e talvolta di una cupezza più arrabbiata. È come se in qualche modo Michele Rech avesse tolto il filtro che nelle opere precedenti rendeva certe situazioni sempre molto amare, ma in qualche modo rielaborate e filtrate, realizzando un’opera molto più diretta e dura, in particolare nella rabbia e nello sconforto che traspaiono. È come se i nodi del protagonista, di Secco, di Cinghiale e degli altri amici (e di Armadillo) fossero definitivamente venuti al pettine, esplodendo. Lavori sempre più precari e insopportabili, avvenimenti che ti costringono a un cambiamento radicale, fossilizzazioni inevitabili e ormai insostenibili, errori del passato che presentano il conto e la difficoltà nel barcamenarsi tra quello che si vuole e si deve essere e quello che si può e si deve essere. In Macerie prime si ride e sorride meno rispetto alle opere passate (pur con vignette esilaranti), e l’approccio più diretto è allo stesso tempo limite e forza. Zerocalcare coglie però ancora il punto della situazione, sa come colpire il bersaglio anche con durezza immedesimando, nel bene e nel male, il lettore, e dipinge un altro tassello di quella che potremmo definire una saga, nella quale gli stati d’animo, le condizioni e i comportamenti dei personaggi si sono evoluti in maniera coerente e pure radicale. Per avere un’idea davvero compiuta su Macerie prime bisogna però aspettare il prossimo maggio. Solo allora verrà infatti pubblicata la conclusione della storia. Il lettore, nel frattempo, viene lasciato in preda a un cliffangher con al centro uno dei protagonisti fondamentali del mondo del fumettista di Rebibbia. Il motivo è proprio, stando alle sue parole, lo snodo biografico attraversato dall’autore, vittima di una crisi ancora in fase d’assestamento.
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