Noi 1 e 2
In Macerie prime avevamo lasciato Zerocalcare ben oltre l’orlo della crisi di nervi, l’Armadillo dimenticato e circondato dal buio e la separazione dell’alter ego dell’autore dagli amici di sempre e, in qualche modo, dalla vita che avevamo imparato a conoscere nelle sue opere precedenti.
Passano sei mesi, in fumetteria come nella finzione, e in Macerie prime – Sei mesi dopo ritroviamo il nostro incattivito e isolato, condotto su questa strada da un nuovo animale antropomorfo seguace della filosofia dello “sticazzi” nel ruolo di coscienza. Basta poco però per rompere questo fragile equilibrio, la classica e apparente quiete prima e dopo la tempesta, e rimettere tutto in gioco, creando una nuova crisi questa volta decisiva.
Recensendo la prima parte di Macerie prime avevamo scritto che l’ultima fatica di Zerocalcare era estremamente riconoscibile, a livello stilistico e a livello tematico, e allo stesso tempo tappa di un’evoluzione coerente fatta di disillusioni man mano sempre più implacabili, speranze sempre più opache, eredità del passato sempre più vincolanti e di una sempre più insostenibile difficoltà nel barcamenarsi tra ciò che si vuole e si deve essere e quello che si può e si deve essere. In qualche modo, le pagine lette dal 2011 ad oggi possono essere considerate una saga intima e generazionale che in questo Macerie prime – Sei mesi dopo pare trovare un punto d’arrivo. Un lieto fine? Nì. Una chiusa pessimista e cupa? Di nuovo, nì.
Michele Rech chiude all’insegna del fatalismo e della disillusione, mischiando l’amarezza con la fiducia, la dura presa d’atto di una dichiarata sconfitta generazionale con la speranza e la carica data dal porto sicuro dei pochi punti fermi; almeno fino alla prossima inevitabile crisi. È un’opera, ancor più della prima parte, a tratti cupa e a tratti dichiaratamente drammatica, in cui l’ironia, la comicità e i riferimenti pop, pur presenti ed efficaci, riescono sempre meno a filtrare e a rielaborare con l’arma del capovolgimento ironico e citazionista l’amarezza e la durezza delle situazioni e delle condizioni di fondo, affrontate ora in maniera decisamente più diretta ed esplicita. Questo è forse il limite dell’opera, è come se Zerocalcare avesse dimostrato di essere bravissimo nel raccontare filtrando e più a disagio nell’affrontare le questioni di petto, con il rischio del didascalismo dietro l’angolo. Non è un caso che la ricorrente cornice apocalittica e fantasy forse per la prima volta non sia solo una sottolineatura, ma sia decisiva nel rendere con maggiore efficacia la dolente disillusione dell’opera: è infatti particolarmente nel finale di questa sottotrama che l’autore ritrova la sua migliore incisività.
Macerie prime non è di per sé, e in particolare questa seconda parte, la migliore graphic novel del nostro; certamente è però un punto d’arrivo coerente e inevitabile.
Macerie prime – Sei mesi dopo [Italia, 2018]
TESTI e DISEGNI Zerocalcare.
EDITORE Bao Publishing.
Graphic novel, 192 pagine.