Bambini e bambinoni
Il fumettista canadese Guy Delisle abbandona le atmosfere asiatiche e mediorientali delle graphic novel che lo hanno reso celebre, e si rifugia nel salotto e nelle stanze di casa propria, per rappresentare, con ironia, vicende più quotidiane ma, sotto certi aspetti, comunque temibili: le difficoltà di essere padre di due creature, entrambe intorno ai dieci anni.
Diario del cattivo papà è infatti una sagace raccolta di brevi storielle, composte al massimo da una quindicina di vignette, che vedono in scena tre personaggi: il genitore protagonista e, per lo più alternati, il figlioletto e la figlioletta, chiaramente ispirati al fumettista e alla sua famiglia. Il tratto essenziale e la scenografia minimale, quasi assente se non per i mobili e gli oggetti necessari all’evento rappresentato, insieme allo sfondo bianco, isolano il papà davanti ai suoi atteggiamenti e alle sue difficoltà. Atteggiamenti conditi da egocentrismo e da una certa immaturità, come quando il padre terrorizza il figlio fingendo di essersi tagliato una mano con la motosega o quando fa credere alla figlia che i cereali di cui entrambi vanno ghiotti sono finiti per in realtà mangiarseli a notte fonda, oltre a piccole innocue furbizie e imbarazzanti arrampicamenti sui vetri. C’è, naturalmente, affetto nella rappresentazione, e il padre non è visto come una persona cattiva ma, appunto, come un bambinone non sempre capace di sacrificare il proprio ego e i propri piccoli desideri, e per questo incapace di tenere una maschera di autorevolezza quando i figli lo mettono alla prova con comportamenti e domande tipiche di quell’età. Per esempio, è irresistibile quando, per tranquillizzare la piccola sull’esistenza di un rapitore di bambini, prima ne nega la sussistenza e poi, preso dalla voglia di inventare storie, racconta di una crudele scimmia rapitrice, peggiorando così la situazione e aumentando le paure della bimba, lasciata con un semplice buonanotte a non dormire nel buio della sua stanza. L’affetto di fondo convive con il politicamente scorretto, mix efficace e “sincero”, che, in fin dei conti, mostra il genitore come la figura più immatura dei tre. L’umorismo di vicende assolutamente quotidiane, quasi minimaliste, nasce spesso grazie alla sagace rappresentazione grafica degli sguardi e soprattutto dei silenzi, che riescono a rendere quasi palpabile l’imbarazzo e l’insicurezza, scatenando così il sorriso convinto o la risata più scatenata.
Diario del cattivo papà [Le Guide du mauvais père, Canada, 2013] TESTO E DISEGNI Guy Delisle.
PUBBLICATO DA Rizzoli Lizard.
Graphic novel, b/n, 192 pagine.