Icone psicogene
L’incipit sferragliante offre un ampio ed efficace spot autocelebrativo nel quale Spider-Man – per ora uno solo – si autocita e ammicca narcisisticamente alla sua lucida icona, definendosi “un fumetto, un pacco di cereali, un eroe con una sigla bellissima e un ghiacciolo fruttarello”. Vedremo come in seguito il merchandising dell’Uomo Ragno sarà sostituito da una moltiplicazione psicogena di eroi, tutti culturalmente diversi eppure tutti intimamente uguali: dalla merce omologata all’identità sdoppiata.
Spider-Man: Un nuovo universo, nuova sfolgorante frontiera del cinema d’animazione, si candida a diventare il miglior Uomo Ragno a memoria di cinefilo, ben più “amazing” e poliedrico dell’eroe impersonato da Andrew Garfield e meno picaresco dell’ultimo Homecoming. Miles Morales, uno fra i tanti Spider Man dimensionali di quartiere, è ispano-americano, ha la passione per i graffiti che lo zio Aaron incoraggia senza stancarsi mai e i soliti problemi di integrazione nel nuovo college. Incastrato com’è in una vita anonima e priva di slancio, che l’austero padre poliziotto non aiuta certo a far decollare, si ritrova improvvisamente a fare i conti con il superpotere che gli casca nella metro, dall’alto, sotto forma di ragno radioattivo e con universi dimensionali che sparano uomini-ragno a getto continuo.
La vitalità caleidoscopica dell’icona corre a mille giri, non si ferma mai, è potenziata dai vari “bonk”, “boing” e “bang” che esplodono a pieno schermo ed è amplificata dal realismo del segno grafico che ci fa vivere dentro a un fumetto incandescente, a tratti oscuro, hard-boiled nelle ambientazioni e coloratissimo nell’universo hi-tech che restituisce in modo cristallino lo spaccato societario di una Brooklyn stilizzata. Tra maestri navigati nell’arte di sparare ragnatele, allievi sbracati ma a loro volta geniali e ingombranti villain, la sarabanda ipercinetica non collassa mai sotto il peso di tanta materia narrativa vibrante, anzi crepita e si espande letteralmente nella forma-fumetto che fonde le due anime del tratteggio e della stereoscopia. Un sogno a occhi aperti che annerisce i contorni delle icone più maudit e rende sfavillanti i duelli a cavallo delle dimensioni parallele dalle quali sono rigettati eroi che replicano i diversi stili del fumetto, dagli espressivi anime allo slapstick cartoon che usa la gestualità forsennata. La genialità di Phil Lord e Christopher Miller restituisce allo spettatore un’esperienza che fa rivivere la dimensione canonica della fiaba avventurosa dentro un roboante universo in computer graphic, la diversità etnica e di genere all’interno di un ecosistema sociale che esplode, letteralmente, sotto i colpi sferraglianti delle onomatopee fumettistiche.
Spider Man – Un Nuovo Universo [Spider Man: Into the Spider-Verse, USA 2018] REGIA Bob Persichetti, Peter Ramsey, Rodney Rothman.
CAST Shameik Moore, Jake Johnson, Hailee Steinfeld, Mahershala Ali, Liev Schreiber.
SCENEGGIATURA Phil Lord (dai personaggi creati da Stan Lee e Steve Ditko, Brian Michael Bendis, Sara Pichelli). MUSICHE Daniel Pemberton.
Animazione/Avventura, durata 117 minuti.
Superlativo e molto avvincente. Credo sia davvero uno dei migliori cinefumetti mai creati
Sicuramente un esperimento ben riuscito, avvincente e ricco di invenzioni narrative. L’analisi mi pare efficace, soprattutto perché svela molti aspetti del film
Secondo me se parlava un po più del film anzi che di ciò che ce dietro il film sarebbe stato meglio