Hanno ucciso l’Uomo Ragno
Come dicevano i The Cardigans: “Erase and rewind/’Cause I’ve been changing my mind”. Le ragioni del franchise sono più forti delle ragioni della logica, e quindi ad appena tre anni di distanza da The Amazing Spider-Man 2 è già arrivato il momento di riscrivere l’Uomo Ragno, di cambiargli i connotati cancellando con un colpo di spugna quanto era stato prodotto in precedenza.
6 Spider-Man in 15 anni non sono pochi (la media è di uno ogni due anni e mezzo!), il personaggio è – assieme a Batman – quello che più piace, quello in cui forse è più facile riconoscersi in virtù della sua aria “sbarazzina” e leggera, diversa dall’aura aristocratica di un Iron Man o dal respiro mitologico di un Thor. Il vorace consumismo mediale dei 2000 accorcia le tempistiche di fruizione (c’è stato un tempo in cui, in assenza di streaming e torrent, la seconda possibilità di visione dopo il cinema era solo la tv, e nel frattempo passavano anni) e velocizza il dibattito on line su pro e contro, su letture e interpretazioni, sul successo o meno di un prodotto. Il grande svantaggio – perlomeno per chi scrive – è che all’opera d’arte adesso non è più concesso il lusso di diventare un “classico”, un cult, di rimanere un unicum non riproducibile per un numero accettabile di anni. Oggi, lo Spider-Man 2 di cui sopra lo si elimina mentalmente sui titoli di coda, e non ci si stupisce poi così tanto se con uno schiocco di dita si riavvolge il nastro e si riparte da zero. È il reboot, bellezza, e preso a sé non è neanche così pessimo: Spider-Man: Homecoming riporta appunto “a casa” il supereroe Marvel, abbassando vertiginosamente il target di riferimento fino ad una forma di intrattenimento fumettosa e ludica, pur entro i confini di quel Marvel Cinematic Universe che tutto fagocita. Per capire Homecoming è necessaria la visione di Civil War, perché tutto è collegato, in una babele inestricabile di riferimenti e sottotrame; ma poco male se non lo si è visto, basta una rapida scorsa su Wikipedia e la coscienza è a posto. Per i più forbiti poi c’è anche lo stuzzicante inside joke: il cattivo Michael Keaton (un proletario che non si arrende, e ad un certo punto si finisce quasi per tifare per lui) assume le fattezze “meccaniche” di Avvoltoio, e la mente corre meta-cinematograficamente al Birdman di Inarritu, che sembra un seguito (o uno spin-off) di questo novello Spider-Man. Molti altri ragionamenti si potrebbero fare – ad esempio sul nuovo tipo di pubblico forgiato a forza di blockbuster dalla Disney, ormai proprietaria di gran parte dell’industria mainstream sugli schermi: Star Wars e Pixar, Marvel e Pirati dei Caraibi – ma mentre ci si pensa ci si è in fondo già dimenticati di ciò che si è appena visto sullo schermo. E allora forza, non resta che attendere: il nuovo capitolo di Spider-Man è in uscita a luglio 2019! E se fosse un nuovo reboot?
Spider-Man: Homecoming [Id., USA 2017] REGIA Jon Watts.
CAST Tom Holland, Michael Keaton, Marisa Tomei, Robert Downey Jr.
SCENEGGIATURA Jonathan Goldstein, John Francis Daley, Jon Watts, Christopher Ford, Chris McKenna, Erik Sommers. FOTOGRAFIA Salvatore Totino. MUSICHE Michael Giacchino.
Azione/Avventura/Fantascienza, durata 133 minuti.