Musica e utopia
Efficace e sintetica ricostruzione di un momento irripetibile della storia contemporanea del Brasile, Tropicalia riesce a trasmettere allo spettatore la sensazione di grande, travolgente libertà che caratterizzò la diffusione del movimento tropicalista, negli anni Sessanta.
Lo fa attraverso un uso sapiente di preziosi filmati di repertorio e a nuove interviste ai protagonisti, ormai invecchiati come il loro grande sogno, di quella rivoluzione non soltanto musicale, ma culturale in senso lato – si pensi al teatro di José Celso Martinez Corrêa. Il tropicalismo fu infatti una stagione, breve ma intensa, di contestazione verso la situazione politica e sociale brasiliana, operata con le sole armi pacifiche di una creatività sfrenata, nutrita delle più diverse e lontane influenze culturali, secondo quella forma di “cannibalismo” teorizzato da Oswald de Andrade. Raccogliendo con criterio video, dichiarazioni e registrazioni audio, il film di Machado descrive la felice commistione tra la tradizione della musica folk brasiliana e il rock che dominava le classifiche musicali del periodo, in tutto il mondo, ad opera di artisti come Caetano Veloso, Gilberto Gil – fischiati all’università, perché considerati musicalmente troppo “americani” – e gli eccezionali Os Mutantes. Tropicália: ou Panis et Circensis è il titolo dell’album che questi grandi musicisti realizzarono nel 1968, insieme a Tom Zé (che ricorda come non solo gli studenti, ma anche i giornalisti accolsero con scetticismo il successo del tropicalismo), Nara Leão, Gal Costa e all’arrangiatore Rogério Duprat, entrando di diritto nella storia della musica brasiliana. Tra i materiali eterogenei utilizzati per dare forma e sostanza al documentario, risalta da un lato la drammaticità e il realismo delle immagini degli scontri per le strade, nel 1968, e del funerale di Edson Luis de Lima Souto, lo studente ucciso a Rio dalla polizia militare. Dall’altro, la forza simbolica delle sequenze dei film, Terra in trance tra tutti, diretti da Glauber Rocha, alfiere del Cinéma Nôvo, costretto anche lui all’esilio dalla dittatura proprio come Gil e Veloso dopo l’AI-5 del 1968, con cui il presidente Artur da Costa e Silva sospendeva la Costituzione e scioglieva il Congresso Nazionale, legittimando la politica autoritaria dei militari. È forte, stridente, il contrasto tra immagini così diverse, ma è un contrasto che produce senso, significato, e aiuta a capire lo stretto legame tra realtà e arte, che è il tema del film. All’inizio e nuovamente verso la fine vediamo suonare insieme, in una trasmissione tv del 1969, Veloso e Gil. Veloso dichiara che il tropicalismo, ormai, non esiste più. Sui titoli di coda, quarant’anni dopo, i due guardano con un po’ di nostalgia, inevitabile, le immagini delle loro performance giovanili. Sorridono con tenerezza. Sussurrano ancora, tra le labbra, le parole di quelle canzoni.
Tropicalia [Id., Brasile/USA/Gran Bretagna 2012] REGIA Marcelo Machado.
CAST Gilberto Gil, Caetano Veloso.
SOGGETTO Vaughn Glover, M. Machado, Di Moretti. FOTOGRAFIA Eduardo Piagge. MUSICHE Alexandre Kassin.
Documentario, durata 87 minuti.