Dentro e fuori il grembo materno
Jenny, una giovane nuotatrice appassionata di nuoto sincronizzato, è costretta a trasferirsi da Ostia ad un paesino sulle montagne abruzzesi per prendersi cura del padre disoccupato e del fratellino. Ospiti di uno zio, i tre dovranno cominciare una nuova vita fatta di vuoti, di mancanze e di sogni irrealizzati.
In questo orizzonte quanto mai fumoso Jennifer dovrà capire, in fretta, quale strada scegliere per il suo futuro. Presentato all’ultima Berlinale in una sala gremita di giovani, l’opera prima di Lamberto Sanfelice, Cloro, è un film di formazione incentrato su un dramma familiare in cui i genitori, ciascuno a suo modo, sono ectoplasmi, presenze fantasmatiche che però ancora affollano le stanze dei figli. Il cloro, elemento che purifica l’acqua della piscina, elemento vitale per la protagonista, collega il mare con la montagna, il prima e il dopo del twist drammatico, imponendosi come presenza quasi materna, là dove la madre vera è totalmente assente. Ogni volta che Jenny si tuffa in piscina rientra nel grembo da cui è nata e nel quale vuole continuare a vivere con l’ingenuità e il senso di ribellione alla vita tipica dell’adolescenza. L’inizio di una nuova vita, con l’ingresso forzato nel mondo degli adulti, la proietta in un microcosmo terribile, poco accogliente, freddo, pieno di problemi, che solo col tempo imparerà ad affrontare (ma questo possiamo solo intuirlo da ciò che resta fuori campo, oltre i limiti della proiezione). Dimostrandosi buon regista e narratore, Lamberto Sanfelice mette sul tavolo le prime carte di una promettente carriera, pur senza evadere dai limiti del cinema italiano contemporaneo che predilige raccontare la giovinezza attraverso mezzi leggeri e un’atmosfera di cupa disillusione. Fra tutti i personaggi di Cloro, figure vittime di un destino anonimo, Jenny emerge con la sua fisicità, sottolineata anche da un paio di scene di nudo per niente banali e girate con grande rispetto della sua adolescenza, e con la rude passione delle ragazze di periferia le cui vite sono legate a desideri terreni, pragmatici come, appunto, nuotare. Il cloro che dà il titolo al film è dunque una sostanza che separa lo sporco dall’acqua, liquido materno, proteggendo chi vi si immerge: fuori dai confini della piscina la pelle deve farsi più dura per sopravvivere alle ineludibili conseguenze della vita.
Cloro [Italia 2015] REGIA Lamberto Sanfelice.
CAST Sara Serraiocco, Anna Preda Anisoara, Piera Degli Esposti, Giorgio Colangeli.
SCENEGGIATURA Lamberto Sanfelice, Elisa Amoruso. FOTOGRAFIA Michele Paradisi. MUSICHE Piernicola Di Muro.
Drammatico, durata 98 minuti.