Sdoppiamenti
Man on the Moon di Milos Forman fu una tappa fondamentale per Jim Carrey; in qualche modo ancor più di The Truman Show, in quanto la svolta più, tra molte virgolette, “seria” di Jim Carrey nel (grande) film del regista ceco non estrapolava l’attore dalla tradizione comica che fino a quel momento l’aveva reso celebre, inserendosi anzi in maniera coerente in un percorso che aveva nella comicità sbeffeggiante e cartoonesca il suo fulcro principale.
Più un’evoluzione quindi che una variazione, in grado anche di creare un collegamento fondamentale tra Carrey e uno dei suoi modelli principali. Come si sa, Man on the Moon è infatti un biopic dedicato all’irriverente comico Andy Kaufman, il quale sotto certi aspetti fu maestro e modello di Carrey. Legame che rivive in Jim e Andy, documentario di Chris Smith incentrato sul dietro le quinte di Man on the Moon e su una lunga intervista confessione di Jim Carrey. Le parole del divo si alternano a spezzoni della sua carriera e di quella di Kaufman, e soprattutto a filmati dal set in cui Carrey era completamente immedesimato, come posseduto dal suo spirito, in Kaufman (o in Clifton, cioè una sorta di alter ego di Kaufman interpretato da Kaufman stesso ma per molto tempo considerato una persona diversa). L’impianto tradizionale del documentario e il suo restare su porti sicuri a livello visivo e stilistico, affidandosi totalmente alle parole dell’attore e alle testimonianze d’archivio, non impedisce all’opera di cogliere una manciata di punti fondamentali, accompagnandoci nell’interiorità di Carrey e ribadendo qualche connotazione fondamentale dell’arte comica in generale; soprattutto però sottolinea il legame quasi spirituale tra Kaufman e Carrey, espresso dalla totale spersonalizzazione e immedesimazione nel suo modello del secondo. Quest’ultimo punto costituisce la forza e il fascino del documentario di Smith perché riprende, rafforzandola, l’ambiguità già presente in Man on the Moon, che nei confini indefiniti tra realtà e finzione trovava la linfa vitale. Da un lato infatti l’eredità non solo professionale, ma quasi intima, lasciata da Kaufman a Carrey sorprende, e dall’altro viene il dubbio che Carrey – come Kaufman nella sua carriera – “ci facesse” più che esserci. Questo sottile dubbio rafforza il ritratto (anzi, i ritratti) che emerge (anzi, che emergono) dal documentario. Ribadendo anche la costante del cinema di Jim Carrey, anche questa almeno in parte ereditata da Kaufman/Clifton, ovvero lo sdoppiamento interiore: dal Dr. Jekyll & Mr. Hyde di Io, me e Irene ai piani paralleli di Eternal Sunshine, passando per la schizofrenia di Bugiardo bugiardo. Esilarante l’imitazione che Carrey fa di di Milos Forman. Tra i produttori, Spike Jonze.
Jim e Andy [Jim & Andy: The Great Beyond – Featuring a Very Special, Contractually Obligated Mention of Tony Clifton, USA 2017] REGIA Chris Smith.
SOGGETTO Chris Smith. FOTOGRAFIA Brantley Gutierrez. MONTAGGIO Barry Poltermann.
Documentario, durata 94 minuti.