Gioco al rilancio
Sembra che ci sia un’intesa tra Una notte da leoni 2 e lo spettatore che già ha visto il primo episodio.
Parte delle gag è costruita appunto sulla conoscenza di ciò che è avvenuto a Las Vegas e difficilmente colui che non ha visto il capitolo precedente potrà capire i vari ammiccamenti contenuti in questa nuova pellicola.
Si crea così una forte complicità tra lo spettatore, ormai fidelizzato, e i protagonisti; questi però dimostrano di esser rimasti a livello embrionale in fase di scrittura, così che la loro esistenza è legata solamente al fatto avvenuto a Las Vegas nel primo episodio, tutto ciò che sta attorno a loro (mogli e figli) ha un’importanza marginale, viene usato solo come espediente per ridicolizzarli ulteriormente.
L’operazione effettuata da Todd Phillips è quella di riproporre la stessa identica struttura narrativa del primo episodio: un gruppo di amici passa una notte brava, ma l’assunzione di droghe li porta alla perdita della memoria. Starà a loro ricomporre la mattina dopo ciò che è successo prima che la celebrazione del matrimonio di uno di loro abbia inizio. Non c’è alcuna variazione tra le due pellicole se non quella, come nel gioco al rilancio, di esagerare a dismisura sotto tutti gli aspetti. Si dà più spazio al personaggio di Andy, che già nell’episodio precedente era stato motore comico in molti momenti, e che in questo nuovo capitolo diventa vero e proprio deus ex machina del racconto. Le gag tendono a essere politicamente scorrette più di quanto non lo fossero nel primo episodio, basti pensare alla sequenza frenetica che ricompone parte della notte brava, interpretata senza motivazione da dei ragazzetti, oppure all’avventura con i transessuali. Alcune sequenze sono estremamente tristi per la gratuità con cui vengono messe in scena, il livello è quello dei nostri cinepanettoni, per intenderci. Ma è proprio la riproposizione dello stesso modello narrativo che svilisce in partenza il film. Sembra quasi che l’operazione sia stata pensata dall’industria videoludica, dove, per la serializzazione di certi brand di successo, si mantengono le stesse dinamiche, cambiando solo l’ambientazione ed espandendo tutto ciò che non si era riuscito in precedenza a fare. Ma nei videogiochi ciò che importa è appunto il gioco, la trama è secondaria. In un film, invece, mettere di nuovo in scena la stessa identica storia porta solo alla noia.