I cattivi nella PG era
Tra i diversi motivi dell’enorme successo avuto in quest’ultimo decennio dai cinecomics, e in particolare il Marvel Cinematic Universe, è quello di aver fidelizzato il pubblico grazie a una struttura.
Una fabula facilmente riconoscibile: l’eroe apprende il suo potere, il potere lo porta a conoscere i propri obiettivi e come raggiungerli, ma anche a dover superare molti ostacoli. Durante questa fase l’eroe si relaziona con i diversi coprotagonisti, generalmente un rapporto amoroso, per arrivare al momento in cui il Nostro apprende come mettere il proprio potere al servizio del bene comune. Lotta e vince questa battaglia. Uno schema diventato paradigma tra i cinecomic, se scritto adeguatamente può intrattenere il pubblico più generalista e, con la giusta ironia, appetibile anche ai più esigenti.
Venendo pure da una differente produzione, in quale di queste fasi Venom non funziona? Molto probabilmente nell’essere così schiettamente fedele al sopracitato schema. Scambiate l’eroe con Eddie Brock, zelante reporter d’inchiesta, che a causa della sua spavalderia manda in fumo tutto quello che aveva costruito. Per quanto riguarda i poteri basta attendere il momento in cui, spinto dalla disperazione, si confronta con l’origine di tutti i suoi mali, venendo a contatto con quello strano parassita alieno in cerca dell’umano simbiotico da controllare per rilasciare tutta la sua potenza. Ovviamente uno dei poli narrativi secondari coinvolge la sua ex moglie, a cui lui inevitabilmente è ancora legato sentimentalmente. Una volta trovato un equilibrio mentale tra sé e l’altro sé, Venom, cui è dovuto scendere a patti, si può dedicare a combattere contro il nemico, simbolo della minaccia per l’umanità di cui lui si elegge protettore.
Venom non fa altro che ricalcare fedelmente questa struttura, forse perché impaurito dalle potenzialità di un personaggio fondamentalmente cattivo, a cui si deve però trovare un rimedio che lo faccia operare a fin di bene, in questo caso piuttosto semplicistico. E non basta qualche decapitazione a rendere il film più scorretto.
È un peccato che un personaggio del genere non abbia avuto una particolare cura per personalizzare la pellicola, un (anti)eroe che aveva tutte le carte per meritarselo, a partire dalla scissione del proprio sé, un po’ Dottor Jekyll e Mister Hyde, Eddie combatte tra il proprio agire giusto e quell’istinto ad uccidere proprio di Venom. Un personaggio che all’esterno appare schizofrenico, animalesco, ma la malattia viene trattata con un’ironia tale da essere un prodotto anche per ragazzini. Di per sé niente di male nel cercare di coinvolgere il maggior pubblico possibile, ma questo caso specifico sembra essere un tipico “vorrei ma non posso” ed è un peccato perché altre fasi, che siano divertenti scene d’azione o un Tom Hardy ben calato nel ruolo, rendono Venom godibile.
Alla fine la sensazione è quella di non aver visto un brutto cinecomic, ma solo un insipido film.
Venom [id., USA 2018] REGIA Ruben Fleischer.
CAST Tom Hardy, Michelle Williams, Riz Ahmed, Scott Haze.
SCENEGGIATURA Jeff Pinkner, Scott Rosenberg, Kelly Marcel. FOTOGRAFIA Matthew Libatique. MUSICHE Ludwig Göransson.
Action, durata 112 minuti.