Indossate la maschera di cartapesta e iniziate a suonare
Ci sono amore, passione, musica e malattia in Frank (presentato al Sundance Film Festival, poi mostrato al Biografilm di Bologna), l’ultimo film di Lenny Abrahamson.
La pellicola, traendo ispirazione dalla vicenda di Jon Ronson (sceneggiatore dell’opera in questione ed ex tastierista di Frank Sidebottom, alter ego del comico Christopher Sievey), racconta di Jon/Domhall Gleeson, triste impiegato che vuole diventare musicista. Il sogno diventa realtà quando per caso viene scelto come tastierista dei Soronprfbs, band indie rock sperimentale, il cui leader è Frank, un meraviglioso Michael Fassbender. Il film canta i disperati, quelle “briciole di pelle e di ossa”, grumi malinconici e malati che della e nella loro esistenza disfunzionale si crogiolano e si espandono. Tutti i protagonisti sono instabili, fragili, violenti, eppure nell’arte o nel suo miraggio si cullano e si perdono. Malattia e arte, sintetizzate tra urti, parole, urla, silenzi, su cui si srotola il film, si avvinghiano, stringendosi in una morsa letale: diventare famosi, farsi amare dal pubblico (fondamentale il mondo social: Twitter, Tumblr, Youtube), ottenere il successo o rimanere nell’ombra. È un gioco di Identità quello di Abrahamson: nessuno sa come si pronunci Soronprfbs, nessuno conosce il volto di Frank che non mostra (quasi) mai la sua faccia, tutti vorrebbero essere lui. E poi c’è Frank, percorso da “scosse elettriche” demiurgiche, che vuole essere amato eppure è terrorizzato dal mondo. Se all’inizio il leader è venerato, diventando cassa armonica del genio e delle sue storture, poi si rompe qualcosa – all’aggregazione segue la disgregazione (la sintesi del gruppo contro le singole individualità) – e la sua desolata stranezza tracima; paranoia, inadeguatezza e tremori si fanno corpo nella “socialità”. Frank è speciale, rende musica ogni cosa, è “a lato” pur essendo al centro, perché anche gli altri hanno il loro spazio di divertente disperazione. Dolore e vuoto “gigantizzano” nella maschera di cartapesta, piena di mimica e sentimento, attaccata al corpo nerboruto e asciutto di Fassbender che vibra, solido e delicato, in e di tutte le concrezioni lacrimose e psicotiche del suo personaggio. Umano e Disumano. Sociale e Asociale. Commedia e Pianto. Frank, come nella canzone sul ciuffo dritto del tappeto, sfida i piedi, ci fa cadere, ma poi ci sfiora, facendoci tremare, con la leggerezza della poesia, alzandoci da terra e facendoci librare nell’aria.
Frank [id., Gran Bretagna/Irlanda 2014] REGIA Lenny Abrahamson.
CAST Michael Fassbender, Domhall Gleeson, Maggie Gyllenhaal, Scoot McNairy.
SCENEGGIATURA Jon Ronson, Peter Strughan. FOTOGRAFIA James Mather. MUSICHE Stephen Rennincks.
Commedia, durata 95 minuti.