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Il mio angolo di paradiso

lunedì 21 Novembre, 2011 | di Margherita Merlo
Il mio angolo di paradiso
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Destinazione paradiso
Apertura decisamente classica: una “lei” ci fa entrare nella sua vita da donna in carriera, indipendente e fiera di esserlo, allergica alle relazioni stabili. In una normale romantic comedy, questa sua ferma convinzione dovrebbe essere minata dall’entrata in scena di un “lui”, dolce, simpatico, discretamente irresistibile.

Nel caso in questione, l’amore si presenta puntuale, ma dà il braccio alla malattia, un tumore al colon, inoperabile. Titoli come Autumn in New York, Sweet November, fino all’ultimo L’amore che resta, dimostrano una riflessione seria e profonda verso il tema della perdita, andando a rifocillare la già fornita categoria del dramma. Il recente Amore e altri rimedi, invece, apre la strada al tentativo di mescolare la leggerezza della commedia con la tragicità della morte/malattia non curabile. Questa diventa sempre più una noiosa ombra che non fa paura e specialmente non impedisce ai protagonisti di vivere spensierati la propria felicità. Anche e soprattutto ne Il mio angolo di paradiso le lacrime sono bandite ma sottintese, e lo spazio e tutto per l’irriverenza con cui la protagonista riempie la sua vita. Si procede per cliché, fondamentali per il genere, dal variegato gruppo di amici e familiari, al momentaneo distacco della coppia con conseguente stato depressivo e classica riconciliazione, fino al disteso siparietto che racconta la vita comune, accompagnato dalla hit del momento. L’insieme risulterebbe anche gradevole se il ritmo fosse sostenuto da protagonisti ben amalgamati: invece Kate Hudson sorpassa notevolmente Gael Garcia Bernal, protagonista maschile insipido, facilmente scalzato persino da Peter Dinklage, che con i suoi soli cinque minuti in scena riesce addirittura a presentarsi come citazione vivente del titolo. Si sperava di vedere la luce almeno grazie ad una sceneggiatura brillante, ma i tre desideri dispensati da Dio versione Whoopi Goldberg si dimostrano solo un pretesto per tentare un’ambientazione paradisiaca alternativa e inserire un nome famoso in più nei titoli di coda.

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