Un romanzo di formazione fast-food
In una Trieste mai così carica di misteri vive Michele, un ragazzino timido, vessato dai bulli della scuola e innamorato della sua compagna Stella. Dopo essersi fatto rubare i soldi necessari all’acquisto di un costume per la festa a casa della ragazza, Michele si imbatte in un misterioso negozio cinese dove, per cinque euro, acquista una tuta e un mantello simbolo di un supereroe cinese.
Sarà l’inizio di un’avventura che lo porterà a imbattersi in un passato sconosciuto dove organizzazioni criminali portano avanti esperimenti sugli “speciali”, persone dotate di poteri a seguito dell’esposizione alle radiazioni nucleari. L’intento di Il ragazzo invisibile, lo ha detto lo stesso Gabriele Salvatores, non era assolutamente quello di fare il verso agli eroi Marvel d’oltreoceano, anche perché il percorso fumetto-film qui è stato attraversato in senso inverso. L’intento, forse, non era nemmeno quello di creare la prima vera saga mainstream di supereroi all’italiana e di tornare a fare cinema di genere con risorse pur sempre contenute rispetto ai kolossal americani. E, probabilmente, quando si è cominciato a parlare di una storia fantascientifica ambientata nel nord Italia, in molti produttori avranno storto il naso. Alla luce di queste e altre premesse che, per motivi di spazio, non sto ad elencare, il prodotto finale delude le aspettative, mostrando tutti i limiti del nostro sistema produttivo. Primo fra tutti, la sceneggiatura. Fino all’ultimo si spera che la deriva fumettistica sia una scusa per parlare di problemi reali, contemporanei, naturalmente metaforizzati e adombrati, come avviene in tutti i fumetti di Stan Lee & Co. Purtroppo questo passaggio non avviene mai, se non sul primo finale, dove si capisce che in pochi giorni il protagonista è riuscito a cambiare totalmente il suo carattere, diventando deciso e anche un po’ sbruffone. Un romanzo di formazione fast-food. Poi gli attori. Dispiace dirlo, ma nessuno dei personaggi risulta credibile nemmeno per un secondo, dai ragazzi fino al poliziotto interpretato da Valeria Golino. Non si può raccontare un fumetto come se fosse un cartone per bambini a maggior ragione per un film di genere, estremamente complesso da interpretare per gli attori più giovani. Battute ripetute a pappagallo, assenza di ritmo e di ironia, situazioni che si evolvono senza essersi evolute: le colpe di tutto questo, come ci insegnano i programmi pedagogici, non sono dei giovani ma dei grandi. Se l’operazione avesse avuto una sua anima, anche gli ammicchi cinefili avrebbero trovato un posto nel cuore del pubblico, forse imponendosi anche come piccoli cult; ma niente, nemmeno i riuscitissimi effetti speciali, riesce a riabilitare un film che aveva già esaurito la sua parabola prima di uscire nelle sale. Prima o poi i registi capiranno a cosa affidarsi per raccontare storie e personaggi fantastici del nostro bel Paese: alla cronaca. La vera fantascienza, purtroppo, la leggiamo ogni giorno sui quotidiani.
Il ragazzo invisibile [Italia 2014] REGIA Gabriele Salvatores.
CAST Ludovico Girardello, Valeria Golino, Fabrizio Bentivoglio, Noa Zatta, Ksenia Rappoport.
SCENEGGIATURA Alessandro Fabbri, Ludovica Rampoldi, Stefano Sardo. FOTOGRAFIA Italo Petriccione. MUSICHE Federico De Robertis, Ezio Bosso, Luca Benedetto, Marialuna Cipolla, Carillon.
Drammatico/Fantascienza, durata 100 minuti.