SPECIALE MONDI VIRTUALI
Il Reale e il Simbolico
Sarà scontato dirlo, ma Steven Spielberg è senza ombra di dubbio il regista che più di tutti detiene lo straordinario potere di radunare tutti i popoli a sé: è insomma il regista di tutti, grandi o piccini, bianchi o neri poco importa.
La sua capacità di manipolare immaginari e crearne di nuovi, reinterpretandone altri, si connette con quella di carpire il bisogno primario e primordiale dello spettatore cinematografico: la ricerca imperterrita di un’illusione. Ma Spielberg è inoltre molto astuto e ha saputo dunque rendere ogni volta questa illusione un modo affascinante per comunicare tanto, se non tutto, di quel mondo che immancabilmente si manifesta con violenza una volta usciti dalla sala cinematografica (sì, l’antica storia del film come metafora della realtà, che sarà anche vecchia, ma è ciò che tiene in piedi il cinema dalla notte dei tempi). Questo suo ultimo lavoro sembra veramente la summa di quel suo apparentemente semplice e banale modo di dire le cose, della sua qualità innata di non scendere mai a compromessi con lo spettatore, ma, nonostante questo, di accondiscendere a ogni suo desiderio. E allora Ready Player One: siamo pronti al gioco, siamo per l’ennesima volta in balia dell’avventura, dello spettacolo, della fantasmagoria e vogliamo osservare dal futuro le origini, per far sì che ogni elemento di realtà venga smaterializzato nella messa in scena di un Simbolico che ogni giorno imploriamo di venirci in aiuto per permetterci di sopravvivere. Eccolo lì, il punto: il Reale e il Simbolico, perfettamente individuabili e interpretabili in questa fantastica storia che ci racconta di un mondo vero ben più simulato del suo corrispettivo mondo virtuale. Ready Player One è un film incredibile perché ha la maestria di raccontarci quello spartitraffico ingombrante che divide il serio dal faceto, il vero dal falso, il possibile dall’impossibile, utilizzando la cultura popolare degli ultimi quarant’anni e mostrando che il gioco stesso è la soluzione di ogni enigma. Sì, è vero, la protagonista sembrerebbe essere la cosiddetta “realtà virtuale”, quella cosa che abbiamo da un po’ di tempo sulla bocca in tanti, ma che non sappiamo bene ancora decifrare; invece no, il protagonista è il gioco, essenza stessa del sentirsi umani, attività che nel suo realizzarsi è molto simile ai processi multi stratificati di OASIS. Sta allora nel quadratino-easter egg di Adventure (primo videogioco d’azione della storia), che Wade dovrà scovare per terminare l’avventura e che tanto somiglia alla porzione di un’inquadratura cinematografica, l’insegnamento più grande che questo enorme film può darci: quello di cercare di individuare sempre i confini delle strutture del mondo, visibili o invisibili, reali o virtuali che siano.
Ready Player One [id., USA 2018] REGIA Steven Spielberg.
CAST Tye Sheridan, Olivia Cooke, Ben Mendelsohn, T.J. Miller, Simon Pegg, Mark Rylance.
SCENEGGIATURA Zak Penn, Ernest Cline. FOTOGRAFIA Janusz Kaminski. MUSICHE Alan Silvestri.
Fantascienza, durata 140 minuti.