I duellanti
È un cinema improntato sullo scontro, quello dei registi argentini Mariano Cohn e Gastón Duprat. Scontri fisici, verbali, ideologici, che sono al tempo stesso causa ed effetto del processo artistico, indagato nei loro film. Se ne Il cittadino illustre il racconto ruotava attorno alla letteratura, con Finale a sorpresa Cohn e Duprat rivolgono l’attenzione al cinema e al suo farsi, proseguendo la riflessione sul mondo dell’arte e sulla figura dell’artista.
Il film sembra originarsi direttamente dal precedente, estendendo una breve storia che veniva raccontata ne Il cittadino illustre. Una continuità espressa anche dal protagonista Oscar Martinez, che torna in Finale a sorpresa con un personaggio assai simile.
Interpreta uno dei due grandi attori scelti da Lola Cuevas (Penélope Cruz), una eccentrica e famosa regista coinvolta da un miliardario uomo d’affari che, alla ricerca di fama e prestigio, decide di realizzare un film. L’altro attore scelto per il progetto è Félix Rivero (Antonio Banderas), agli antipodi rispetto a Iván. Con una divertente e affilata commedia, Cohn e Gastón esplorano non tanto il dietro le quinte del cinema, quanto soprattutto il cinema stesso e il suo farsi, l’arte e le sue traiettorie contrastanti e prive di limiti. Ne osservano i riti e le stravaganze, mettendo in evidenza le mille maschere indossate dall’artista e l’indissolubile legame tra realtà e finzione, che si confondono, si alternano e ripiegano su sé stesse attraverso il velo dell’illusione. È proprio il tema della rappresentazione e della ricezione, del rapporto con lo spettatore, a interessare i registi argentini. lo attuano non solo con il racconto ma con il film stesso, come nel finale in cui si interrogano sulla sua natura, in un gioco metanarrativo dove significato e significante si intrecciano. La satira sul mondo del cinema si apre con la beffarda e pungente idea iniziale da cui sorge il progetto: un imprenditore farmaceutico, al raggiungimento degli ottant’anni, decide di produrre un film per lasciare qualcosa ai posteri, seguendo programmaticamente la “ricetta” per realizzare una grande opera, ovvero acquistare i diritti di un importante libro e comporre il miglior cast possibile. Il film nasce quindi dall’insoddisfazione, dalla volontà di sopravvivere alla morte, che aleggia anche nella prima carrellata sui regali per il compleanno, che sembrano quasi doni lasciati in memoria.
Finale a sorpresa, come lo era Il cittadino illustre, è anche un film sul ruolo dell’artista, in questo caso dell’attore, visto attraverso lo scontro tra Iván e Félix che racchiude ed evidenzia tutte le traiettorie e le divagazioni. I due attori incarnano due metodi di recitazione, due ideologie, due visioni del cinema e dell’arte completamente opposte e mettono in atto un continuo duello a ogni incontro e a ogni sessione di prove. A scontrarsi, sotto gli occhi e la direzione della regista, è principalmente il loro ego, rimarcato dal continuo rilancio e dal moltiplicarsi dei loro volti tramite schermi e specchi. Una “competizione ufficiale”, come indica il titolo originale nel suo duplice significato, che si svolge in un luogo teso all’astrazione e che nella sua segmentazione riflette un narcisismo e un confronto che si estendono oltre il cinema.