Il senso della fine
“Il teatro nasce dove ci sono delle ferite, dei vuoti”, sentenziava Jacques Copeau. L’esordio alla regia di Craig Zisk riprende l’adagio e utilizza il filtro della (re)visione su schermo per parlare di una donna castigata, dei suoi errori e della fatale rivalsa a sipario chiuso. Più Kafka che O’Neill, ma senza le “classiche virtù” dickensiane e tanta ironia.
Preludio soft da commedia degli equivoci e intermezzo drammatico che anticipa un finale da melò edulcorato. A sostenere impeccabilmente le variazioni del registro narrativo, Julianne Moore, alias Linda Sinclair, sempre trafelata in scura mise, gonne lunghe e viso (neanche troppo) nascosto da un paio di lenti con montatura leggera. Tuttavia il guizzo felino degli occhi s’intravede lo stesso, così come le malìe, a tratti slapstick, di una sensualità corporale e poetica, distante da quella iconica della Amber di Boogie Nights o dal caricaturale appeal dell’amante di Big Lebowski. Non ha il senso dissacrante e provocatorio di Barbara Daly (Savage Grace), forse solo qualche vizietto erotico che nell’opera di Zisk può diventare molto pericoloso. Eh già, perché Linda, insegnante frustrata di 45 anni, tra piccole umiliazioni quotidiane e vane ricerche del principe azzurro, s’infatua di un ex allievo ventenne, giurista per caso, ma con vocazione da tragediografo. In una girandola di incomprensioni e menzogne, incita Jason a mettere in scena il suo racconto “La Crisalide”, aizzandogli contro un padre autoritario e innescando imprevedibili reazioni a catena, pur risolte in un finale assai perbenista. Ma il nodo cruciale della commedia sta proprio nel “senso della fine”: riabilitare una vita di frustrazioni attraverso lo “spettacolo-verità” della messa in scena teatrale. Ed è così che, parafrasando il sommo De Filippo, sul palco calcato dai suoi indisciplinati alunni si vive sul serio quello che gli altri recitano male nella vita reale. Di sbagli Linda ne commette tanti, dal fuggevole amplesso con Jason sulla cattedra, alle mezze verità sussurrate ai direttori della scuola per mettere in cattiva luce Halle, sua giovanissima rivale in amore. Il desiderio di riscattare una vita grigia come i suoi dimessi abiti si materializza grazie alla magia della creatività drammaturgica, che immette un efficace antidoto alla sua esistenza ordinaria, tutta scandita da rituali a orologeria: il brivido dell’imprevedibile. Filmare un’opera nell’opera incastonando realtà e finzione non era facile e Zisk, nonostante qualche patetico scivolone “adesca pubblico”, ci è riuscito benissimo. A parte le quattro mani (non sempre salde) degli sceneggiatori e una regia ben calibrata, il film è Julianne Moore, “rosso” che strega.
The English Teacher [id., USA 2013] REGIA Craig Zisk.
CAST Julianne Moore, Michael Angarano, Greg Kinnear, Lily Collins, Nathan Lane.
SCENEGGIATURA Stacy Chariton, Dan Chariton. FOTOGRAFIA Vanja Cernjul. MUSICHE Rob Simonsen.
Commedia, durata 93 minuti.