Non raccontateci favole
Dopo il riuscito È stato il figlio, Daniele Ciprì conferma di aver preso una strada molto diversa da Franco Maresco, con la sua seconda commedia, La buca. Se Maresco, infatti, con l’apprezzato Belluscone, prosegue la sua opera di analisi spietata delle immortali brutture umane, meno ambizioso, almeno a livello di contenuto, è il percorso di Ciprì.
La buca, pertanto, è un film tutt’altro che necessario, fuori dal tempo e scollegato dalla realtà, come certe favole. Di sicuro non è ambientato ai giorni nostri, dal look dei protagonisti, e non si svolge nel Nord Italia, anche se per il clima piovoso sembra la Francia. Da una data su un giornale che si intravede in una scena e dalla finale dei mondiali che il giudice vuole ascoltare a tutti i costi, capiamo che si tratta del 1978. Ma non c’è una vera ricostruzione d’epoca, perché, appunto, non c’è l’intenzione del realismo. Per fortuna, dura solo un’ora e mezza ed è un po’ all’antica anche in questo, non solo nei colori desaturati che tendono quasi al bianco e nero, nello stile di recitazione tutto di mestiere di Castellitto e Papaleo, negli archi e nel jazz/swing delle musiche di Pino Donaggio, nelle animazioni buffe, presenti sia nei titoli di testa e di coda, sia nella sequenza del viaggio in Svizzera, che possono ricordare vagamente La pantera rosa o Saul Bass. Elementi di un gusto vintage accennato, che non si fa mai idea di mondo. Non vogliamo fare qui l’apologia di certo cinema d’impegno, dei noiosissimi film a tesi e d’attualità molto in voga qualche decennio fa. Ma se si scelgono storie come quella de La buca, il film a livello estetico deve farsi perdonare la mancanza di un soggetto forte. Ovviamente, il film di Ciprì, che cura anche la fotografia, non è sciatto, però non sorprende nemmeno, formalmente. E, cosa più grave di tutte per una commedia, non riesce neanche a far ridere, perché si affida a dialoghi scritti male e gag poco efficaci, se non addirittura banali e biasimabili: Oscar che cerca invano di sbarazzarsi del cagnolino, la suora severa che parla come i soldati di Sturmtruppen, il cinese incomprensibile che parla solo la propria lingua, i messicani canterini, il venditore ambulante nero che parla come neanche negli stereotipi razzisti fascisti, il fotografo strabico (omaggio all’Igor di Frankenstein Junior) che sbaglia tutte le foto, il falso invalido che non riesce a simulare un incidente. In conclusione, e alla luce anche dei tentativi malriusciti di Benigni e Amelio, con L’intrepido, La buca conferma che il genere favolistico non è proprio nelle corde dei registi italiani contemporanei.
La buca [id., Italia/Svizzera 2014] REGIA Daniele Ciprì.
CAST Sergio Castellitto, Rocco Papaleo, Valeria Bruni Tedeschi, Jacopo Cullin.
SCENEGGIATURA Daniele Ciprì, Alessandra Acciai, Miriam Rizzo, Massimo Gaudioso. FOTOGRAFIA Daniele Ciprì. MUSICHE Pino Donaggio, Zeno Gabaglio.
Commedia, durata 90 minuti.