Lo shock di Hollywood, il magnetismo di Emma
Spesso i film storico-biografici raccontano il passato per riflettere il proprio presente riferendosi a problematiche ancora attuali e/o a eventi e personaggi della cronaca più recente. La battaglia dei sessi di Jonathan Dayton e Valerie Faris (Little Miss Sunshine, Ruby Sparks) sembra seguire entrambe le direzioni.
L’opera narra la vicenda di Billie Jean King, campionessa di tennis femminile che negli anni Settanta ha combattuto per la parità retributiva tra uomini e donne. Una lotta che la protagonista ha dovuto affrontare creando un torneo indipendente e sfidando in diretta tv Bobby Riggs, ex campione di tennis famoso per i suoi eccessi e, soprattutto, per il suo forte maschilismo. Se da un lato il film tratta in modo a volte scanzonato e comunque senza retorica temi ancora molto sentiti come la discriminazione sessuale e la lotta per l’eguaglianza, dall’altro cela degli indiretti ma chiari riferimenti alle presidenziali statunitensi dello scorso anno. Infatti, la sfida tra la tennista diligente e determinata e l’ex campione dai modi volutamente sopra le righe e con un forte senso dello spettacolo non può non ricordare la corsa alla Casa Bianca tra la discutibile ma navigata Hillary Clinton e il populista da reality show Donald Trump. Un evento che, visti i risultati finali, ha indubbiamente coinvolto e scioccato la Hollywood più progressista, che ora sembra metaforizzare (e forse metabolizzare) tale avvenimento. Ma al di là dei suoi contenuti, La battaglia dei sessi risulta interessante anche e soprattutto per le sue scelte formali: qui i due autori non solo ci immergono nelle atmosfere degli anni Settanta tramite una ricostruzione storica molto accurata, ma omaggiano anche il cinema americano dell’epoca adottando, in una forma magari un po’ più patinata, alcune “sperimentazioni” linguistiche della New Hollywood, come l’occasionale e improvviso utilizzo dello zoom, i primi piani e i montaggi “irregolari” e l’uso di luci leggermente sovraesposte. Accorgimenti stilistici sfruttati principalmente nei momenti dedicati alla sfera privata e sentimentale dei personaggi per evidenziare il tasso emotivo delle sequenze e mettere in rilievo la bravura degli attori protagonisti, in particolar modo quella di Emma Stone, della quale vengono sottolineati gli sguardi più irrequieti, i gesti più decisi e i movimenti più sofferenti e imbarazzati. Il risultato è una performance esaltata in tutto il suo mimetismo e il suo carisma, il suo fascino e il suo magnetismo. Questo in un’opera che nella seconda parte si fa forse più convenzionale e meno sorprendente, ma che nel complesso risulta alquanto apprezzabile per la sua capacità di coniugare passione civile, stratificazione tematica e raffinatezza linguistica.
La battaglia dei sessi [Battle of the Sexes, USA/Gran Bretagna, 2017] REGIA Jonathan Dayton, Valerie Faris.
CAST Emma Stone, Steve Carell, Andrea Riseborough, Sarah Silverman, Martha Maclsaac.
SCENEGGIATURA Simon Beaufoy. FOTOGRAFIA Linus Sandgren. MUSICHE Nicholas Britell.
Biografico/Sportivo, durata 121 minuti.