Spirito libero, sto contenta quando mi parli dentro
In uno dei suoi numerosi scritti, molti dei quali raccolti in un libro pubblicato da Gallimard e intitolato Présences, Olivier Assayas, ex critico dei Cahiers, si riferisce a Kenneth Anger con queste parole: “Crede che i film abbiano a che fare principalmente con l’invisibile. Potrebbe aver ragione”.
Tra tutti i titoli dell’affascinante filmografia di Assayas, Personal Shopper è quello che trasforma in maniera più esplicita questo “invisibile” nel nucleo del racconto. Si tratta, infatti, di una singolare “ghost story”, che ha per protagonista una medium, Maureen, in lutto per la morte del gemello Lewis, anche lui dotato di poteri paranormali. Ma è solo la traccia principale di un film affascinante e spiazzante, in cui il cinema sofisticato e introspettivo di Assayas, da sempre evocatore di fantasmi, di quelli del passato in particolare, si fonde anche con il giallo: Maureen, la solitaria “personal shopper” del titolo, si ritrova improvvisamente coinvolta in un omicidio e perseguitata da uno stalker, con cui inizia un pericoloso gioco di seduzione, che è, inevitabilmente, un’esplorazione del proprio confuso desiderio. Del corpo di Kristen Stewart, coperto da larghi maglioni o t-shirt di Betino’s Records, accarezzato dagli abiti eleganti della diva per cui lavora, o seminudo che sia, Assayas, anche sceneggiatore, fa l’oggetto di uno sguardo fantasma, che insegue Maureen in fluidi pianisequenza, la spia con discrezione, ne osserva il volto inquieto. Comunicandoci, ancora una volta, quello che Kent Jones, nella monografia del 2012 dedicata al regista, definisce “a persistent feeling of life as a succession of dislocations and displacing shocks”. Maureen, per l’appunto, è il tipico personaggio di Assayas, sempre in movimento, in viaggio. Assayas, cineasta del presente come transizione, cantore di un’epoca “après”, post-punk, post-ideologica, post-nouvelle vague, di Maureen coglie, come un sismografo, le vibrazioni libertarie, i moti dell’animo, gli spaesati tentativi di entrare in contatto con un “hereafter” ondivago, specchio rotto della sua interiorità. Il cinema di ellissi e fuori campo che Assayas padroneggia scopre qui la frontalità degli effetti speciali, gioca sempre abilmente con il sonoro, e invita lo spettatore a una sospensione dell’incredulità che è, giocoforza, corollario della fede in un cinema della relazione, in cui il confine tra intersoggettivo e intrasoggettivo è impalpabile, come una dissolvenza al bianco.
Personal Shopper [id., Francia/Germania 2016] REGIA Olivier Assayas.
CAST Kristen Stewart, Lars Eidinger, Sigrid Bouaziz, Anders Danielsen Lie.
SCENEGGIATURA Olivier Assayas. FOTOGRAFIA Yorick Le Saux. MONTAGGIO Marion Monnier.
Drammatico/Thriller/Fantastico, durata 105 minuti.