Dialettica disneyana
Il cinquantesimo anniversario di Mary Poppins viene celebrato da un’opera che racconta le complicate trattative per la cessione dei diritti tra Walt Disney e P.L. Travers, la scrittrice dei romanzi sulla governante. L’autrice è inizialmente riluttante perché teme di vedere rovinato il suo lavoro con il tipico buonismo della casa di produzione, ma, infine, una serie di riflessioni le faranno cambiare idea.
In Saving Mr. Banks di John Lee Hancock c’è tutto quello che ci si aspetta da un film-omaggio: confezione un po’ patinata ma gradevole, alternanza tra comicità e commozione, una narrazione in cui il personaggio più severo si “addolcisce” gradualmente e la presenza di diversi flashback sui momenti più significativi dell’infanzia della protagonista. Così, tra efficaci momenti ironici e un eccesso di sentimentalismo, il risultato è assai tradizionale e convenzionale, quasi anonimo, se non fosse per un interessante sottotesto introdotto dalla dialettica tra la Travers e il mondo Disney. Infatti, la loro diversità viene sottolineata costantemente dagli eccessi dell’una e dell’altro: se il mondo della scrittrice è scontroso e cinico, quello del produttore è mieloso e zuccherato; se la scrittrice rimane fredda e distante anche con le vecchie conoscenze, Disney e i suoi collaboratori si elargiscono in confidenze anche con degli estranei; se la prima affoga nei psicofarmaci, i secondi calmano lo stress trangugiando dolciumi ipercalorici durante le riunioni di lavoro. Due universi agli antipodi che proprio in Mary Poppins (personaggio e pellicola) sembrano aver trovato un compromesso e un equilibrio: infatti, la badante interpretata da Julie Andrews è severa ma giusta, sobria ma fantasiosa, rigorosa ma divertente. Per Hancock, dunque, il film del ’64 è il risultato di un incontro tra opposti, in cui l’austerità della Travers entra nel colorato e gioioso mondo Disney mitigandosi e addolcendosi, ma senza mai annullarsi del tutto. Questo è il sottotesto di Saving Mr. Banks, che rilegge in chiave non banale il musical di Stevenson, un’interpretazione che emerge anche da alcuni particolari sulla scrittrice. Non è un caso che quest’ultima porti lo stesso taglio di capelli, pronunci le medesime frasi e abbia le stesse movenze – rese benissimo da Emma Thompson – della governante disneyana. Tutto in un film che appare sì una celebrazione convenzionale e a tratti sentimentalista, ma che allo stesso tempo si dimostra capace di analizzare l’opera omaggiata anche con piccoli particolari che non rompono la narrazione, componendone al contrario un’interpretazione.
Saving Mr. Banks [Id., USA 2013] REGIA John Lee Hancock.
CAST Emma Thompson, Tom Hanks, Paul Giamatti, Colin Farrell, Jason Schwartzman.
SCENEGGIATURA Kelly Marcel. FOTOGRAFIA John Schwartzman. MUSICHE Thomas Newman.
Biografico/Commedia, durata 120 minuti.