Stivali fuori misura
Tra un film di Shrek e l’altro, esattamente nel secondo capitolo, alla coppia già collaudata dell’orco e dell’asinello si univa uno spagnoleggiante micio.
Gatto, di nome e di fatto, indossa sempre i suoi stivali simbolo di dignità, trasformandosi così nel famoso Gatto con gli stivali come nell’originale favola – di antiche origini italiane ma conosciuta di più nella versione dei fratelli Grimm – con cui però ha poco da spartire. Visto il successo riscontrato da questo nuovo personaggio, forse anche concausa della popolarità di Ciuchino e del verde orco, la DreamWorks in questo periodo (pre)natalizio decide di dedicare un lungometraggio al Gatto incantatore di micie, capace di ottenere qualsiasi cosa con i suoi enormi occhioni e le sue ipnotiche fusa. In effetti questi sono gli unici elementi trasposti dall’originale Shrek a questo capitolo felino, e purtroppo sono anche gli unici che strappano qualche tiepido sorriso. Gatto, e gli immancabili stivali, senza i suoi compagni d’avventura e senza quei dialoghi serrati e ironici, ha ben poco da dire, accenna qualche momento pieno di possibili battute e momenti esilaranti che però sembra incapace di cogliere, lasciando andare la storia verso un finale pieno di buona morale ma poco interessante, come del resto l’intero lungometraggio. Emerge invece il personaggio di Humpty Dumpty, l’uovo amico d’infanzia di Gatto, spalla per eccellenza che invece ruba la scena al protagonista. Un personaggio che può irritare o intenerire ma che comunque suscita dei sentimenti, ed è il solo che riesce in questa impresa. Humpty ha fattezze umane su un corpo fatto di tondeggiante uovo che lo rende dipendente dagli altri anche per le più elementari movenze, soccombe all’invidia per l’eroico micio amico fino a far emergere una vena cattiva e subdola. Ma come ogni fiaba che si rispetti il sacrificio dell’amico uovo rimette ogni cosa a suo posto, salvando i suoi amici dalla distruzione che lui stesso aveva creato. Il tutto infarcito da alcuni momenti sublimi, primo su tutti la tutina d’oro che indossa per confondersi tra le uova d’oro, che cercano di rubare facendo capolino in un’altra fiaba, indossata senza mutande creando scompiglio fra i mici che assistono allo spettacolo e che crea non poche difficoltà al povero uovo che invoca del borotalco per soffrire meno. Per una sorta di giustizia per cartoni animati, Gatto subisce la stessa sorte che aveva inflitto a Shrek, offuscandolo in un suo film, diventando la spalla di Humpty nel film che invece porta il suo nome.