Questa invasione (non) si addice a Moore!
È un’invasione quella che Michael Moore mette in scena nel suo ultimo film, Where to Invade Next. L’idea del regista è interessante e provocatoria: calare sui paesi europei (e anche sulla Tunisia) e rubare ciò che di migliore hanno per adottarlo in America.
Moore con Where to Invade Next fa qualcosa di diverso rispetto al solito: con la telecamera non interroga i colpevoli di grandi “umiliazioni”, non è nemico pubblico dei grandi della terra. Moore deruba i paesi con la voracità di chi è interessato agli argomenti, ma il risultato è una specie di Bignami di leggi e comportamenti senza spazio sufficiente per essere sviscerati completamente. In Italia si parla di lavoro, ferie e maternità pagate, in Francia di mense scolastiche ed educazione sessuale, in Germania di qualità di vita e autocoscienza, in Norvegia di sistema penale che recupera e non punisce, in Tunisia di diritti delle donne e così via. Il regista tocca vari temi, non approfondendone però nessuno in particolare; restano impresse solo le parole del padre di una delle vittime di Anders Breivik, veniamo immersi nell’impianto sociale/legislativo norvegese con la sua storia che rimane però fine a se stessa. Il pubblico viene sballottato da un tema all’altro e proprio nel momento in cui si crea il legame tra Nazione e spettatore Moore lo spezza, portandoci in un altro Stato; la sensazione è quella dello strappo violento. Così i poliziotti portoghesi si mixano a quelli americani, picchiatori impenitenti di carcerati, mettendo in atto un cortocircuito che poi non porta a nessuna conclusione perché il regista cambia argomento. Where to Invade Next è poco strutturato, nonostante musica, sequenze di film e immagini di repertorio utili a creare un filo conduttore. La voce di Moore è intrisa di ironia fingendo ammirazione per usi e costumi, bagnandosi di stereotipi (per l’Italia la bramosia d’amore e il lavorare il meno possibile) che non sviscerano però altri problemi (il precariato e l’assenza di lavoro) o contratta dal dolore riflettendo comunque sui mali umani. È intervistatore sagace e cronista mai sazio di domande, è meno anti-sistema del solito: critica gli Stati Uniti ma ricorda anche a se stesso e allo spettatore, in modo auto-celebrativo, che “il buon governo” degli Altri deriva dai suoi connazionali. Where to Invade Next non convince totalmente, o almeno, come un sub con poco ossigeno, quando si immerge è costretto a riemergere; Moore ci ricorda Dorothy di Il mago di Oz che, pur avendo la possibilità di tornare e di farci tornare a “casa”, non la sfrutta.
Where to Invade Next [id., USA 2015] REGIA Michael Moore.
CAST Michael Moore, Claudio Domenicali, Krista Kiuru, Tim Walker, Vigdís Finnbogadóttir.
SOGGETTO Michael Moore. FOTOGRAFIA Rick Rowley, Jayme Roy.
Documentario, durata 120 minuti.