Poco tormento, molta estasi
Ci sono sia poco amore che poca morte in Michelangelo – Amore e morte, ultima exhibition on screen della stagione 2016/2017 proposta da Nexo Digital (in partnership con Sky Arte e Mymovies). Al loro posto sono presenti le consuete vita e opere, croce e delizia di questo tipo di eventi distribuiti al cinema ma non del tutto consoni al mezzo cinematografico.
Rispetto al linguaggio letterario – che non ha limiti di lunghezza e target: una biografia su un grande artista è per sua natura diretta ad una nicchia di lettori, mentre un film col medesimo soggetto deve accontentare la maggior fetta di pubblico possibile – la Settima Arte inevitabilmente impoverisce lavori fatti per essere visti dal vivo, e non attraverso uno schermo che ne modifica colori, dimensioni e impatto (visivo e sensoriale). Che si intraprenda la via agiografica della visita guidata (come fece Munch 150 nel 2013, toccando vette inusitate di noia) o quella all’opposto della riscrittura romanzata (alla Codice da Vinci, tanto per capirsi) la mediocrità è sempre in agguato. Lo sa bene il regista David Bickerstaff, che in questi anni si sta specializzando nei documentari sui geni dell’Arte mondiale del passato. Di fronte a Goya, Monet, Hieronymus Bosch e Van Gogh non si può che essere arrendevoli, ammainare bandiera bianca e abbandonarsi ad una descrizione pedissequa e quasi priva di sussulti. Parafrasando il titolo del meraviglioso romanzo di Irving Stone da cui negli anni ’60 Carol Reed trasse un – appunto – anonimo film con Charlton Heston (e Tomas Milian nei panni di Raffaello!), i 90 minuti di Michelangelo mandano in “estasi” per l’overdose di capolavori che sfilano davanti ai nostri occhi, ma non v’è traccia del “tormento” che ha attraversato gli 88 lunghi anni dello scultore/pittore/architetto/poeta aretino. Si ha la sensazione che la visione ravvicinata del David, della Pietà, del Giudizio Universale e della volta della Sistina siano (se non for dummies) ad uso e consumo di una platea ingenua e da stupire con aneddoti “scandalosi”: come i ripetuti riferimenti all’omosessualità dell’artista, origine della spiccata sensibilità di un uomo adorante del bello (prettamente maschile). Scansando queste superflue “prurigini”, restano impresse le cose che o non si sapevano o alle quali non si aveva mai fatto caso: da un lato i bronzetti Rothschild, nudi virili che sarebbero le uniche sculture bronzee michelangiolesche a noi arrivate; dall’altro la presa di coscienza che quando si parla di “opere in età avanzata” per Michelangelo si tratta di lavori compiuti a 70 anni e oltre. Per il resto, Michelangelo si dimentica in fretta; eppure fatichiamo a scaricare la colpa su Bickerstaff, consci che meglio di così – vista l’indeguatezza del medium – forse non si può davvero fare.
Michelangelo – Amore e morte [Michelangelo – Love and Death, Gran Bretagna 2017] REGIA David Bickerstaff.
SOGGETTO David Bickerstaff.
Documentario, durata 91 minuti.