Mai spezzare il ritmo
Tratta dalla pièce teatrale francese Le prénom e dal suo adattamento cinematografico Cena tra amici, Il nome del figlio è una “commedia da camera” che vede al centro un gruppo di amici che una sera si riunisce per cena.
Il gruppo è costituito dal professore universitario Sandro, da sua moglie Betta, dal musicista Claudio, dall’immobiliarista Paolo e da sua moglie incinta Simona. Il clima è allegro e festoso, ma la rivelazione del discutibile nome che Paolo vuole dare al bambino rovinerà tutto. La regista Francesca Archibugi rispetta, adattandoli alla realtà italiana, i punti fondamentali dei testi di partenza, ma al contrario di questi approfondisce la personalità di Simona (anche attraverso la sequenza del parto), dedica maggiore attenzione ai figli di Betta e Sandro e, soprattutto, illustra i caratteri dei personaggi e i loro rapporti senza la voice over introduttiva, ma piuttosto con vari flashback sparsi durante il film. Se le prime due varianti mettono al centro problematiche familiari come il ruolo dei genitori e le relazioni coniugali, la terza cerca di creare un’atmosfera agrodolce per trasmettere una maggiore empatia verso i protagonisti, soprattutto quelli femminili. E la sostanziale differenza tra la versione francese e quella italiana si collega proprio a questo: se nella prima la satira sociale sulle contraddizioni della sinistra colta e chic e la parte sui rapporti umani si bilanciavano, nel film dell’Archibugi è la seconda a prevalere, passando così dall’ironia arguta a un climax dolceamaro. La scelta è legittima, ma purtroppo viene portata avanti in maniera a tratti inefficace: ci si riferisce in primis ai flashback, che interrompono la serrata cadenza narrativa che stava alla base della commedia originale. Infatti, Cena tra amici funzionava proprio per il ritmo incessante dei dialoghi e per la brillantezza delle battute; tutti elementi che la regista annacqua e indebolisce non solo con i flashback, ma anche tramite l’assenza della voice over iniziale. Questa – per quanto ammiccante e didascalica – era utile per delineare da subito i personaggi e rendere più serrato e coerente lo svolgimento successivo. Dunque, la sua mancanza, o quella di un’alternativa simile, fa sì che alcuni passaggi dialogici e narrativi risultino poco brillanti e piuttosto forzati. Limiti che non rovinano del tutto un’opera discreta e dal cast abbastanza azzeccato (ad eccezione di un Rocco Papaleo fuori parte), ma che evidenziano comunque quanto sia complesso realizzare una buona “commedia da camera”, una sorta di sottogenere nel quale gli equilibri ritmici sono tanto difficili, quanto fondamentali per la sua piena riuscita.
Il nome del figlio [Italia 2015] REGIA Francesca Archibugi.
CAST Luigi Lo Cascio, Valeria Golino, Rocco Papaleo, Alessandro Gassman, Micaela Ramazzotti.
SCENEGGIATURA Francesco Piccolo, Francesca Archibugi. FOTOGRAFIA Fabio Cianchetti. MUSICHE Battista Lena.
Commedia, durata 94 minuti.