La dignità del sentimento
Loving vs. Virginia è il nome del caso giudiziario americano che negli anni Sessanta ha contribuito a modificare la costituzione in materia di matrimoni, superando il criterio della razza e sancendo un’indiscutibile svolta nella storia della lotta per i diritti naturali.
Protagonisti di questa vicenda furono Richard Loving e sua moglie Mildred, lui bianco, lei nera, sposatisi senza clamori alla fine degli anni Cinquanta e presto arrestati con l’accusa di aver trasgredito alla legge che proibiva i matrimoni interrazziali; costretti per potersi vedere, annullata la pena detentiva, a un esilio forzato fuori dallo stato dove avevano vissuto per anni, in un nuovo e per la loro famiglia difficilissimo contesto di città lontano da casa. Per il suo quinto lungometraggio Jeff Nichols abbraccia – attraverso l’encomiabile lavoro degli interpreti Joel Edgerton e Ruth Nigga – questo episodio realmente accaduto e ancora vivido nella memoria nazionale, scegliendo però di alleggerirlo di ogni tensione tribunalizia, come per molti sarebbe stato facile invece immaginare. Concentrandosi sulla dimensione interiore dei due coniugi e sul dubbio, quasi paradossale, che il loro disegno sentimentale sia stato una scelta illegittima per il contesto che li accusava. Non un film sul razzismo dunque, ma piuttosto sul riverbero emotivo che questo poteva trasferire nel quadro della relazione, aprendo al dolore della vergogna sociale, alla tensione anche solo immaginifica di una minaccia costante per la propria vita (vedi Take Shelter), al senso di sradicamento, muovendo l’individuo a chiudersi in se stesso, a non considerarsi protagonista di un possibile cambiamento. Quello che i coniugi Loving possono rivendicare è il nucleo unico del loro stare insieme, il sentimento prima ancora che l’ideale del progresso: Loving prova a dirci, venando l’arco dei personaggi di sottili e incessanti incertezze, che quel sentimento è materia di enorme dignità. La necessità è allora quella di imparare a uscire dal proprio guscio, mettere a disposizione del pubblico il proprio privato, donare la propria intimità all’occhio mediatico che può elevare a modello qualcosa di nascosto, o all’apparenza troppo piccolo per poter generare una nuova norma. Nichols ci racconta tutto questo portando in primo piano, come da sempre ha saputo fare, il senso dello spazio, elevando a metafora di un disegno di vita l’immagine delle fondamenta di una casa che, pratica abituale per il muratore Richard Loving, diviene anche il simbolo di una graduale autodeterminazione. Fuori fuoco i giudici della Corte Suprema, mai concretizzate le ombre quotidiane di un razzismo imperante, i Loving conquistano a poco a poco l’attenzione che mai avrebbero immaginato meritare, nell’abbraccio silenzioso e inerme con cui affrontano una folla di giornalisti in attesa di una loro dichiarazione da sposi liberi.
Loving [id., USA/Gran Bretagna 2016] REGIA Jeff Nichols.
CAST Ruth Nigga, Joel Edgerton, Marton Csokas, Michael Shannon, Alano Miller.
SCENEGGIATURA Jeff Nichols. FOTOGRAFIA Adam Stone. MUSICHE David Wingo.
Drammatico, durata 123 minuti.
Pingback: La Top Ten Mediacritica 2017 - Mediacritica – Un progetto di critica cinematografica