L’artigiano frettoloso
Di Your Name. se ne è parlato molto e quasi ovunque e la maggior parte delle voci l’hanno fatto con entusiasmo, ammirazione e sicura soddisfazione. Shinkai aveva già mostrato, soprattutto con Viaggio verso Agartha (2011) e con Il giardino delle parole (2013), di essere un ottimo narratore, prediligendo le età di passaggio o il confronto tra le età dell’uomo. Your Name. su questo va ancora più a fondo, ma a scapito di cosa?
Mitsuha è una ragazza di una cittadina di montagna, Itomori, lontana da Tokyo tanto da farne un sogno, ma abbastanza vicina da farlo sembrare realizzabile. A giorni alterni si comporta in modo strano, con sbalzi d’umore e di personalità, oltre a frequenti amnesie. Trova spesso scritte nei suoi quaderni o sulle proprie mani di cui non conosce la provenienza. Sono spesso domande come «chi sei?» o «qual è il tuo nome?» che potrebbe fare a se stessa nel momento in cui, col mutare del corpo, si ha nuovamente bisogno di autoriconoscersi. Ma c’è Taki, giovane studente di Tokyo, che sta vivendo le stesse sensazioni e sta trovando le stesse scritte e di giorno in giorno svela aspetti del suo carattere più femminili che attirano ora le attenzioni della bella Okudera e ora le canzonature dei suoi amici più stretti. I due trovano un modo di comunicare e scoprono di avere vite comuni e intescambiabili, in cui le affinità si trasformano in vicendevole attrazione. Entrambi decidono di incontrarsi all’insaputa dell’altro ma gli incontri saranno due, scoprendo di non essere “sincronizzati” temporalmente. Quando Taki arriva ad Itomori infatti fa una scoperta terribile: la città è stata distrutta da una cometa. E Mitsuha dov’è? È riuscita a salvarsi? La storia in parallelo di Shinkai, autore anche del libro omonimo tratto dal film secondo una pratica da noi inusuale, funziona, è vero, riesce a coinvolgere ed emozionare, ma tira un po’ troppo la corda. La prima ora tratteggia personaggi e ambienti in maniera ottima e invidiabile: c’è il contrasto tra periferia e città, tra tradizione e modernità, tra maschile e femminile, tra sogno e realtà; nulla di originale, ma il tutto è fatto ad arte, con sottigliezza. Forse questo ha fatto richiamare a molti il nome di Miyazaki, che è certo un riferimento d’obbligo, ma nel paragone ciò che nel maestro è sublime in Shinkai è artigianato di pregio. La seconda parte infatti gli sfugge di mano, è poco controllata, come un raccolto cui sia mancata la selezione delle parti migliori e più gustose. È richiesta una tensione emozionale che non regge la durata e vede due o tre vertici emozionali messi in coda che finiscono col diluirsi l’un l’altro. Se il simbolo-tema del film è l’intrecciarsi, come al telaio, del tempo e degli individui, alla fine l’intreccio diventa un accavallamento, e il disegno si perde.
Your Name. [Kimi no na wa., Giappone 2016] REGIA Makoto Shinkai.
SCENEGGIATURA Makoto Shinkai. MUSICHE Radwimps. CASA DI PRODUZIONE CoMix Wave Films.
Animazione, durata 107 minuti.
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