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Sei personaggi in cerca di rancore
Emma, Gonnie, Hanevald, Theo, Bella e Meier. Sei personaggi racchiusi in una rigida unità di spazio e tempo di impianto teatrale. Nella grande villa di campagna in riva al Mare del Nord ognuno ha il suo ruolo, e a noi spettatori tutto sembra fin da subito limpido, chiaro.
La severa e algida padrona di casa è in fin di vita, e impartisce intransigenti ordini alla servitù. Che, da par suo, obbedisce senza battere ciglio, accettando vizi e capricci della matrona. Eppure qualcosa stona: uno sguardo di troppo, un movimento bizzarro e disatteso, la netta sensazione che ciò che si palesa davanti ai nostri occhi sia un punto di approdo, più che di partenza. È così: ognuno recita la sua parte – la cameriera, la cuoca, il maggiordomo e lo sguattero – e smettiamo di dubitarne quando osservando l’atteggiamento di Theo capiamo che sta interpretando un cane. “L’unico disposto a fare qualcosa per me è Theo” sospira acida Emma Blank, mentre il resto dei presenti odia. Odia la sua supponenza, odia il ricatto morale che lo soggioga, odia lo stato di clausura in cui è costretto a vivere. Sarebbe un delitto dire qualcosa di più dello svolgimento di The Last Days of Emma Blank, film che ha portato alla ribalta il semisconosciuto regista Alex Van Warmerdam. Disseminata di progressivi e grotteschi turning point, la trama accompagna il nostro sguardo stranito fino all’apparente rottura degli equilibri. Anche quando i rapporti di forza cambieranno, le mentalità dei singoli caratteri saranno destinate a rimanere ferocemente ancorate a ciò che sono state fino a quel momento, forse per pigrizia mentale o forse per normale attitudine. Theo continuerà ad essere un “animale” (e forse non è mai stato altro in vita sua), e mutatis mutandis tutto resterà come prima. Vincono gli oppressori o i ribelli? Nessuno dei due, quando le uniche molle che spingono la società sono l’avidità e la brama di potere. Se c’è un difetto in The Last Days of Emma Blank è quello di arrivare dopo – perlomeno a livello distributivo – lo sconvolgente Dogtooth (entrambe le pellicole sono del 2009) e dopo la spietata critica sociale messa in atto dal nuovo cinema greco. Le cinematografie europee minori sembrano essersi appassionate ai trattati sociologici intrisi di humour nero e drammaticità virata al grottesco. Nella loro rappresentazione di asettici microcosmi alla fine del mondo popolati da uomini spaventati e violenti, Dogtooth ed Emma Blank ci parlano di uno smarrimento e di una denuncia reali. Basta scalfire la patina di bizzarria, per capire che i veri protagonisti siamo noi.
The Last Days of Emma Blank [De laatste dagen van Emma Blank, Paesi Bassi 2009] REGIA Alex Van Warmerdam.
CAST Marlies Heuer, Annet Malherbe, Eva van de Wijdeven, Gene Bervoets, Gijs Naber.
SCENEGGIATURA Alex Van Warmerdam. FOTOGRAFIA Tom Erisman. MUSICHE Alex Van Warmerdam.
Drammatico, durata 90 minuti.