Un loop che non stanca
Nell’anno 2044, Joe è un “looper”: un killer assoldato dalla malavita del futuro per sbarazzarsi di personaggi pericolosi impossibili da far sparire senza lasciare tracce. Utilizza parte dell’argento guadagnato per comprarsi la droga sotto forma di collirio e nasconde il resto per poter, un giorno, emigrare in Francia.
Ma nel futuro qualcosa sta cambiando in peggio: un boss molto potente sta mandando indietro nel tempo tutti i looper, per ucciderli. Quando Joe si trova davanti se stesso, più vecchio di trent’anni, capisce che la storia deve essere cambiata. Rian Johnson (da non confondere con l’attore Ryan) è un giovane regista del Maryland al suo terzo lungometraggio, dopo Brick – Dose mortale – che gli valse il premio speciale della giuria al Sundance Film Festival nel 2005 – e The Brothers Bloom, mai uscito in Italia. È sicuramente presto per parlare dei suoi film come di un unicum poetico/produttivo, ma certo è che Looper è uno dei prodotti più interessanti dell’ultimo anno, a metà fra mainstream e cinema indipendente, sceneggiato dallo stesso Johnson a partire da un suo soggetto (quanti, oltre a Tarantino, sanno ancora farlo?) e diretto con consapevolezza e una certa dose di coraggio. Sì perché elementi come il viaggio nel tempo, la telecinesi, un futuro distopico a noi non molto lontano, conservano ognuno il rischio di un piccolo fallimento se costruiti attorno ad un’azione che non ha storia. Qui invece la storia c’è ed è anche commovente nel suo aggrapparsi ad elementi antichi della nostra natura come la compassione, l’amore, il senso di protezione verso un essere indifeso. Si potrebbe quasi dire che senza l’amore questo action thriller futuristico non avrebbe senso, così come nel 1982 un film come Blade Runner non avrebbe avuto tanta fortuna se gli androidi non avessero sognato pecore elettriche. Con buona intuizione, Johnson separa le due linee temporali ma unisce quelle narrative all’interno di un’unica narrazione, permettendoci così di dimenticare che il vecchio e il giovane Joe sono la stessa persona, il primo trasformato in un killer senza alcun scrupolo e il secondo in un ragazzo che nel suo percorso di formazione impara a proteggere gli altri, prima che se stesso. Fa riflettere che un prodotto simile sia stato distribuito dalla Disney, più che per il taglio cruento per la regia assolutamente non comune nel panorama dei blockbuster che prende a prestito suggestioni da Aronofsky e Godard senza mentire mai sulla sua natura di film a basso costo (30 milioni di dollari). Da vedere assolutamente.
Looper – In fuga dal passato [Looper, USA 2012] REGIA Rian Johnson.
CAST Joseph Gordon-Levitt, Bruce Willis, Paul Dano, Emily Blunt, Jeff Daniels.
SCENEGGIATURA Rian Johnson. FOTOGRAFIA Steve Yedlin. MUSICHE Nathan Johnson.
Azione, durata 119 minuti.