Figli del proprio ambiente
In una piccola comunità islandese di pastori di pecore si scopre che un loro montone ha contratto una malattia mortale ed epidemica. Per evitare il contagio e il sedimento del morbo, i veterinari decidono di far uccidere tutti gli ovini, con il rischio però di disintegrare l’economia di un intero gruppo di persone. E contro tale verdetto, si ribelleranno due fratelli che non si parlano da quarant’anni.
Vincitore a sorpresa di Un Certain Regard a Cannes, Rams – Storia di due fratelli e otto pecore è un film islandese molto attento ai paesaggi e al rapporto uomo/animale che con la sua regia dalle inquadrature fisse e il suo ritmo narrativo lento ed esteso non presenta nessuna particolare novità e sembra così il tipico prodotto cinematografico nordico. Ma Rams ha qualcosa in più della suggestiva scenografia e dei tempi lenti, in quanto può contare sulla sua compattezza narrativa e formale nel relazionare l’individuo con l’ambiente che lo circonda. Nel film risulta evidente quanto l’essere umano sia dominato dal proprio contesto naturale e quanto ne sia, di fatto, il figlio: la bellezza e, soprattutto, l’austerità di quei luoghi incidono pesantemente su ogni comportamento e ogni decisione del singolo. I personaggi sono rigidi nelle loro leggi e nella loro psicologia anche perché il territorio in cui vivono li sfida continuamente a sopravvivere. Qui ogni errore e ogni distrazione può essere fatale, basta poco per essere congelati, finire in una bufera o rimanere senza provviste. Dunque, non c’è tempo per comprendersi, parlarsi, chiarire. Qui i rapporti umani sono al tempo stesso fragili e solidi, pronti a rompersi per eccessivo rigore, ma anche a ricompattarsi in caso di estrema necessità. Il parallelismo e il legame tra le leggi della natura e le leggi degli individui non viene mostrato solo attraverso la vicenda dei due fratelli, ma anche dalla regia, la quale alterna con semplicità e disinvoltura campi lunghissimi sui paesaggi a primi piani sui volti umani. Riprese che segnalano il dominio generale dell’ambiente e la sua influenza sull’uomo, sia quando quest’ultimo risulta solo uno dei tanti elementi del panorama, sia quando il suo volto è mostrato da vicino nelle sue rughe e nei suoi sguardi difficilmente dimenticabili. Un’idea di regia semplice, magari non nuova, ma comunque efficace e portata avanti in modo compatto per tutta la durata dell’opera, che nel finale non rinuncia anche a un sottile e non forzato simbolismo. Ed è forse proprio la semplice solidità dell’insieme ad avere colpito la giuria di Cannes e che sicuramente rende Rams un film già visto, ma comunque affascinante e riuscito.
Rams – Storia di due fratelli e otto pecore [Or Hrutar, Islanda 2015] REGIA Grimur Hákonarson.
CAST Sigurður Sigurjónsson, Theodór Júlíusson, Charlotte Bøving, Jón Benónýsson.
SCENEGGIATURA Grimur Hákonarson. FOTOGRAFIA Sturla Brandth Grøvlen. MUSICHE Atli Örvarsson.
Commedia drammatica, durata 93 minuti.