Di tutto un po’… troppo
Un film evento. Così è stato presentato e promosso Marley del pluripremiato Kevin MacDonald che, in sala il 26 giugno, racconta la storia dell’icona Bob Marley, spaziando dalla sua vita privata alla storia del suo popolo, dai retroscena musicali al rastafarianesimo. Un documentario approfondito, che svela tutto quello che c’è da sapere su ”l’universo Bob”, che scende (e a tratti si incaglia) in molti particolari: un film che sa risvegliare la curiosità di tutti, dai cinefili ai fan del cantante che magari da anni non mettono piede in sala.
Per gli uni e per gli altri comunque, quella del film resta una durata quanto meno audace. Tenere vivi il ritmo e l’attenzione del pubblico per due ore e mezzo non è semplice per nessuno, specialmente per un documentario, che pure ha scelto di trattare un soggetto di grande richiamo. Lo avrebbe aiutato una struttura innovativa e accattivante, ben supportata dal personaggio centrale, ma il condizionale è d’obbligo, visto che la scelta è ricaduta su una tradizionale alternanza tra documenti di repertorio (foto e video inediti) e interviste a parenti, amici, autorità e professionisti di ogni tipo.
Il film riesce comunque nel suo intento di radicare il personaggio alla sua terra e alla storia di quest’ultima, incentrandosi su una visione d’insieme attraverso panoramiche e foto di gruppo, in cui non manca di esaltare la centralità del volto coronato dai rasta che tutti noi conosciamo, dalla carnagione un po’ più chiara degli altri, quanto basta per essere rejected (come si dice nel film “Rejected. Teased is not the word.”). Una lunga maratona che soddisfa largamente la curiosità dei più appassionati e che assume punti di vista anche più ampi rispetto al mero racconto biografico, ma che arriva stanca all’ultimo quarto della sua durata. Come in una vera corsa, la fase finale subisce un inesorabile rallentamento che, più che caricare le immagini di pathos, le appesantisce.
Certo è che la colonna sonora non poteva essere più piacevole e convincente: a tal proposito viene spontaneo un rimando, anche per altri motivi, a Jean-Michel Basquiat: The Radiant Child di Tamra Davis, con le musiche di Mike D dei Beastie Boys.
Marley è un prodotto fuori dal coro, capace di riavvicinare alle sale cinematografiche target di pubblico vecchi e nuovi. Efficace nel risvegliare interesse verso il personaggio e il genere documentario stesso; nonostante alcuni momenti di pesantezza, il film rimane motivo d’interesse, da approcciare con molta voglia di sedersi davanti allo schermo.