Fiabe al cinema
Cinema e racconto fiabesco formano, si sa, un’accoppiata spesso allettante quanto a potenzialità narrative e risorse visive. Espressione, per antonomasia, del “già noto”, il film fiabesco ha la possibilità di attingere ad un patrimonio culturale di rilevanza pubblica, costituito da prodotti che rispondono ad un grado zero della narrazione. D’altra parte, la presenza costante di elementi legati al fantasy, dà la possibilità al brand di sfruttare al massimo l’elemento attrazionale e l’appeal visuale.
A questo proposito, Il cacciatore di giganti non si discosta granché dalla struttura-base del genere, anche se, in un clima di distacco quasi sorprendente, elementi di interesse non mancano. Libera interpretazione della nota fiaba inglese Jack e la pianta di fagioli, il film racconta la storia di un ragazzo, appunto Jack, di umile famiglia contadina in un medioevo immaginario, innamorato di una leggenda locale che vede la presenza di giganti oltre le nuvole: questo mondo ultraterreno è stato raggiunto, con effetti catastrofici, tramite una pianta di fagioli magici che si erge ad un’altitudine inimmaginabile. Chiaramente Jack scoprirà che la leggenda ha un fondo di verità una volta appropriatosi, per caso, dei famosi fagioli magici. L’ingresso arbitrario di una principessa da salvare dà inizio all’immancabile, noto, Schema di Propp: abbiamo l’eroe, l’antagonista, la principessa, il padre di lei/mandante, l’oggetto magico, il donatore, l’aiutante, il falso eroe. Quasi una reinterpretazione ostentatamente “proppiana” di un racconto che non contiene molti degli elementi presenti nel film (non vi sono principesse da salvare ad esempio), Il cacciatore di giganti si guarda bene dall’esplicitare eccessivamente la propria condizione di metaracconto. Nonostante ci si trovi davanti ad una fiaba all’interno di un’altra fiaba, qui non si dà troppo spazio a giochi citazionisti o a quegli stanchi ammiccamenti in salsa postmodernista che rendevano un film come Biancaneve di Tarsem Singh inesorabilmente vetusto. Tutto ciò può apparire un tantino distaccato, ancora di più se pensiamo alla mano fredda di Bryan Singer che non pare minimamente interessato allo sfruttamento del 3D (qui davvero inutile). Tuttavia, non si può non notare la perfetta coordinazione di tutti gli elementi in gioco, dalla regia alla scrittura. Scacciato il rischio della debolezza strutturale, tipica di molti blockbuster americani (che spesso sfruttano il “già noto” quale alibi per racconti abborracciati e mal scritti), Il cacciatore di giganti rimane comunque un onesto prodotto per grandi masse, forte, ben impostato, non banale.
Il cacciatore di giganti [Jack the Giant Slayer, USA 2013], REGIA Bryan Singer.
CAST Nicholas Hoult, Ewan McGregor, Eleonoir Tomilson, Stanley Tucci, Bill Nighy.
SCENEGGIATURA Darren Lemke, Cristopher McQuarrie, Dan Studney. FOTOGRAFIA Newton Thomas Sigel. MUSICHE John Ottman.
Avventura/Fantastico, durata 114 minuti.