ANTEPRIMA
Cultura masochista
Questa di Polanski non è la prima trasposizione cinematografica di Venere in pelliccia: inutile dire quanti spunti i cineasti possano ricevere da un romanzo come quello scritto da Leopold von Sacher-Masoch, capostipite della cultura masochista. Per il regista polacco quindi non poteva esserci occasione più ghiotta per tornare dietro la macchina da presa due anni dopo Carnage.
In un teatro spoglio, pieno di oggetti sparsi (non) a caso, un regista sta facendo le audizioni per trovare la protagonista della sua versione teatrale di Venere in pelliccia. Proprio quando le sue speranze sono sul punto di svanire, appare sulla porta Vanda, attrice che – oltre a portare lo stesso nome della protagonista del libro – al momento di dare prova delle sue capacità sul palco sembra posseduta dal personaggio interpretato, abbastanza da catturare totalmente il regista Thomas. In questo two people show i temi portanti del romanzo vengono interiorizzati e restituiti all’esterno in un gioco di rimandi tra palco, specchi, costumi e vita reale, e ancora tra la messa in scena esibita e quella celata. Polanski cattura le pulsioni primordiali e le spinte della natura, inserendole in un divertissement che non le rende stantie e decadenti. Le occasioni per leggeri fraintendimenti e divertenti scambi di sguardi e battute sono numerose e il regista non se le lascia sfuggire, salvando il film dal facile ristagno: con due soli attori costretti in uno spazio chiuso il rischio della coazione a ripetere è sempre in agguato. Proprio sul palco si consuma l’azione della sceneggiatura che diventa così una metafora del palco, del teatro e della recitazione stessa, in cui i confini tra una dimensione e l’altra si confondono, ma senza ricorrere ad una eccessiva ridondanza del concetto. La compenetrazione tra le due sfere d’azione si riflette anche sul cromatismo e sull’illuminazione che dallo sfondo, cioè dallo spazio teatrale della finzione, staccano per buona parte del film solo sulla pelle dei due personaggi principali, quasi a sottolineare il loro affondamento nello spazio a loro disposizione. Forse, quindi, pur non essendo la prima lettura cinematografica dell’opera di Leopold von Sacher-Masoch, questa è la prima volta che la trama assume una configurazione più frizzante, anche (soprattutto) grazie alla performance dei due protagonisti: Emmanuelle Seigner in straordinaria forma – non solo fisica – come ai tempi de La nona porta (unico precedente cinematografico della collaborazione dell’attrice con Polanski) e Mathieu Amalric inquieto e inquietato, e dunque al meglio delle proprie possibilità recitative.
Venere in pelliccia [La Vénus à la fourrure, Francia 2013] REGIA Roman Polanski.
CAST Emmanuelle Seigner, Mathieu Amalric.
SCENEGGIATURA David Ives, Roman Polanski (tratta dall’omonimo romanzo di Leopold von Sacher-Masoch). FOTOGRAFIA Pawel Edelman. MUSICHE Alexandre Desplat.
Drammatico, durata 96 minuti.