L’importanza di chiamarsi Harlock
Harlock e la sua nave di pirati spaziali non hanno praticamente bisogno di presentazione. Creato dalla matita di Leiji Matsumoto nel 1976 e portato agli onori del piccolo schermo dalla Toei Animation, tra l’altro la stessa che ora l’ha consegnato al grande schermo, Harlock è un eroe ribelle che nella sua lunga carriera si è occupato di smantellare dittature, cercare nuovi pianeti, salvare umani e alieni in pericolo.
Condensare tutto questo in una pellicola era impossibile, cambiare del tutto avrebbe scatenato le ire del pubblico. Si è dunque ovviato al problema trasformandolo in un reboot, ovvero mantenendo i personaggi abituali, ma creando una nuova trama in cui, a sorpresa, non è Harlock il centro. La vicenda narra lo scontro fra due fratelli: Logan, devoto ai pirati spaziali desiderosi di trovare una nuova casa all’umanità ed Ezra, a capo della Coalizione Gaia che vuole al contrario tenere la Terra tutta per sé. La trama è avventurosa, la grafica molto più che realistica, i personaggi caratterizzati quel tanto che basta a non farli sembrare vuoti gusci da Computer Graphic. Inoltre, a scanso di equivoci, il capitano è sempre presente, quando non c’è in scena il suo nome rischia di essere consumato dagli altri personaggi e la sua magnetica presenza aleggia in ogni ambientazione. Ma dietro cotanta grazia, si nasconde il rimpianto. Il film ha scelto una strada molto più cupa di quel che ci si aspettava. Harlock parla poco, è idealmente isolato dai suoi stessi amici a causa della sua grandezza, e questo viene rimarcato da entrate in scene altamente d’effetto e dalle ombre, fisiche e non, che lo contornano costantemente. Zone buie che si sono divorate una parte di Harlock decisiva per il successo raggiunto, regalandoci sì un gran bel film su un eroe cupo e misterioso, privandolo però di quei sentimenti che rendevano umana la leggenda, che tra dubbi e rimpianti era portatore di speranza. Il pirata qui è divenuto un simbolo a cui sono concessi sventolii di mantello ed apparizioni a sorpresa, ma che purtroppo ha perso l’esser parte di qualcosa, ciurma, gruppo di amici o famiglia che sia. Harlock è più cinematografico, più moderno, più disincantato. Piace, ma non si può non rimpiangere il suo vecchio alter-ego, umano nell’accezione migliore del termine.
Capitan Harlock [Space Pirate Captain Harlock, Giappone 2014] REGIA Shinji Aramaki.
CAST (VOCI ORIGINALI) Shun Oguri, Haruma Miura, Miyuki Sawashiro, Arata Furuta, Yu Aoi.
CAST (VOCI ITALIANE) Gianfranco Miranda, Davide Perino, Valentina Favazza, Luigi Ferraro.
SCENEGGIATURA Leiji Matsumoto, Harutoshi Fukui. ART DIRECTOR Kouji Tajima. MUSICHE Tetsuya Takahashi.
Animazione/Avventura/Fantascienza, durata 115 minuti.