Torna il mito dell’anti-eroe
Driver conduce da sempre un’esistenza da fuorilegge. Le ha passate tutte: riformatorio, carcere minorile, la galera tra malfattori della peggior risma. Ormai “passatello”, ha messo in atto l’ultimo colpo, quello che dovrà garantirgli il futuro, magari sulla spiaggia di qualche isoletta tropicale in cui non esiste l’estradizione.
Letteralmente catapultato in Messico al termine di un inseguimento mozzafiato con la polizia americana, anziché godersi il bottino, finisce però rinchiuso in una affollatissima e particolare prigione messicana, “El Pueblito”, vera e propria cittadella del crimine, in cui ben presto si ritrova a lottare per la sopravvivenza con delinquenti sanguinari capitanati da Javi, capoccia indigeno malato di cirrosi, che fa la bella vita grazie alla complicità di autorità compiacenti e poliziotti corrotti. É qui che fa la conoscenza di un bambino che ha un singolare quanto deleterio destino: il suo fegato è compatibile con quello del boss, e dovrà quindi fargli da cavia umana per l’imminente trapianto. Ed è qui che il nostro anzianotto eroe, ribattezzato “El Gringo”, cattura le simpatie dello spettatore che non può far a meno di tifare per lui affinché riesca non solo a salvare il piccolo dall’infame sorte cui sembra ormai destinato, ma anche a mettere in atto i suoi propositi di vendetta e coronare il sogno di una vita. Adrian Grunberg, regista del film e già collaboratore del protagonista Mel Gibson dai tempi di Apocalypto, ne ha scritto, insieme all’attore australiano, anche la sceneggiatura ambientando l’azione in un carcere sperimentale realmente esistito in cui i detenuti convivevano con i familiari in un coacervo di perversa collettività. La location sudamericana è allucinante, a volte surreale; il trash la fa da padrone in ogni angolo di una baraccopoli circondata da mura altissime e filo spinato dove tutto è permesso tranne la fuga. Mel Gibson infine, dopo molti anni, ci regala una perfomance degna degli antichi splendori quando nell’adrenalinico Interceptor sgommava sull’asfalto nei panni di Mad Max, rispolverando l’espressione allucinata che ha reso famoso il Martin Riggs di Lethal Weapon o il piglio vendicativo del Porter di Payback, supereroe scapestrato che riesce nei suoi intenti, ma solo dopo una buona dose di fortuna e dopo averne passate di cotte e di crude.