SPECIALE ADOLESCENTI RIBELLI
Il cuore è un folle Robinson in un romanzo
“A 17 anni non si può essere seri”. Così scriveva Rimbaud nella poesia Romanzo, letta durante il film dalla protagonista Isabelle e dai suoi compagni di classe. Ma, forse, a 17 anni, nonostante “il cuore è un folle Robinson in un romanzo”, non si può neanche essere realmente felici; di certo non si può essere né completi né consapevoli di sé.
Soprattutto se sei protagonista di un film di Ozon, regista eclettico come pochi ma che ha sempre messo in scena, in un modo o nell’altro, a volte più esplicitamente altre volte meno, percorsi di crisi della percezione e della consapevolezza di sé, motivati o da avvenimenti esterni o da esplosioni interiori. È il primo rapporto sessuale che scatena in Isabelle, diciasettenne di buona famiglia borghese, questa crisi di consapevolezza e di percezione, esplicitata dalla sua proiezione che, durante l’atto, osserva la giovane e viene da essa osservata. La giovane, tornata a casa, diventa quindi una squillo d’alto bordo, barcamenandosi tra appuntamenti squallidi e altri capaci di regalare vicinanza e tenerezza; questo fino a quando la comparsa della morte non mette tutto, ancora una volta, in discussione. Lo sguardo (la cui componente voyeuristica è chiarita fin dalla primissima inquadratura con la soggettiva “del cannocchiale”) di Ozon non si sofferma su spiegazioni, e tanto meno intende dare giudizi: non dà motivazioni sommariamente psicologiche e banalmente sociologiche (non è noia, non è ribellismo, non è il bisogno di soldi, non è neanche una famiglia problematica, tanto meno la giovane è una disadattata), ma rappresenta gli effetti di una tempesta nell’animo adolescente della giovane protagonista, senza avere la presunzione di indagarne a fondo le ragioni. Ne esce così un film che ha il suo fascino principale nella costante corrente di “ambiguità” che lo attraversa, sostenuta anche dall’altrettanto costante senso di voyeurismo che riguarda i personaggi del film (non solo i “clienti”, ma anche i personaggi più intimi con la protagonista, a partire dal fratellino) e che il regista certamente non intende negare o nascondere, ma che diventa anzi un altro punto di forza della rappresentazione dello smarrimento e dell’evoluzione della giovane. Questa ambiguità costituisce la forza narrativa di Giovane e bella, mentre la mano di Ozon appare meno cerebrale e “fredda” di altre occasioni (a partire dall’ultimo Nella casa) e più “decisa” di altre (Ricky: storia d’amore e libertà).
Giovane e bella [Jeune et jolie, Francia 2013] REGIA Francois Ozon.
CAST Marine Vacht, Charlotte Rampling, Johan Leysen, Géraldine Pailhas, Frédéric Pierrot.
SCENEGGIATURA Francois Ozon. FOTOGRAFIA Pascal Marti. MUSICHE Philipphe Rombi.
Drammatico, durata 94 minuti.