Tempo di crescere ed imparare
Il regista e sceneggiatore di Buenos Aires Benjamín Ávila rielabora i ricordi della propria infanzia portando sul grande schermo il racconto di Juan, figlio di rivoluzionari Montoneros rifugiatisi a Cuba nel 1976 durante la repressione paramilitare detta “Guerra sporca” e tornati in patria sotto falso nome tre anni dopo per continuare la lotta contro l’oppressione di Videla.
Quello delle recenti dittature nazionali e relative resistenze è un tema ricorrente nella rara cinematografia sudamericana che giunge in Italia: basta ricordare i film di Bechis Garage Olimpo e Figli/Hijos o la trilogia larraíniana sul ventennio di Pinochet, segni di una decisa volontà nel ricordare il passato comune perché gli errori commessi non si ripetano nuovamente. Il cinema di Ávila non è da meno, come dimostrato dai precedenti La gotera, Nietos (Identitad y memoria) e Veo veo, intensi e pluripremiati lavori che hanno contribuito a creare un’aurea autoriale intorno al regista, facendone una delle figure di spicco del nuovo cinema argentino. Allo stesso modo Infanzia clandestina riprende le tematiche affrontate in precedenza, ma rischia lo scivolone retorico caricandosi del forte pathos legato al dodicenne protagonista. Si sa, le storie sventurate di bambini sono toccanti di per sé, e quella di Juan non contraddice la norma. L’autore, mischiando dramma e commedia, trascina lo spettatore nel vortice affettivo del ragazzino, innamorato dell’amica Maria e desideroso di una vita normale che per scelte non dipendenti da lui – condivise, ma non appieno comprese – si vede negata. È forse il maggior limite del film, soffermarsi troppo sui momenti con lo zio iniziatore ai piaceri della vita, i genitori severi ma amorevoli e soprattutto la compagna di scuola, sottolineati da stucchevoli musiche e ralenti estetizzanti, relegano la vicenda e il contesto storico a brevi e immotivate animazioni, così smarrendo l’intento civile della pellicola. L’uomo che verrà prende sì coscienza di sé e del proprio futuro ruolo all’interno della comunità, ma lo sguardo lucido e distaccato dal mondo degli adulti segno della critica maturità infantile, resta più uno spiare quella realtà insensata che cercare di capirne le ragioni, chiudendosi in un tempo delle mele la cui raccolta risulta decisamente fuori luogo.
Infanzia clandestina [Infancia clandestina, Argentina/Spagna/Brasile 2011] REGIA Benjamín Ávila.
CAST Natalia Oreiro, Ernesto Alterio, César Troncoso, Cristina Banegas.
SCENEGGIATURA Benjamín Ávila, Marcelo Müller. FOTOGRAFIA Iván Gierasinchuk. MUSICHE Pedro Onetto.
Drammatico, durata 112 minuti.