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Cenerentola

lunedì 2 Luglio, 2012 | di Barbara Busato
Cenerentola
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I film sono desideri di felicità
Dei tre film che Disney ha riproposto al cinema nel mese di giugno, Cenerentola è senz’altro quello più radicato nell’immaginario collettivo: la poverina vestita di stracci che, grazie all’incrollabile fede, riesce ad uscire dalla sua posizione degradata e sposare il principe del regno.

Un sogno ad occhi aperti che ha appassionato generazioni di bambini dall’anno della sua uscita (il 1950) fino ai giorni nostri, nei quali riusciamo ancora ad emozionarci rivedendo sul grande schermo topini danzanti e fate madrine. Dopo un breve prologo il sipario si alza, la luce inonda la stanza di Cenerentola ed inizia la magia sulle note della celebre canzone “I sogni son desideri”. Abbiamo già capito che questo film non ci parlerà solo delle avventure della sfortunata ragazza e del lieto fine della sua storia; possiamo scorgere la metafora dell’incantesimo che si compie nel cinema, ma anche nella letteratura, nel teatro e, più in generale, nell’arte. La vita per Cenerentola è meschina, povera e pare non avere vie d’uscita se non attraverso i sogni in cui la ragazza crede fermamente e da cui trae la forza di andare avanti. Questi però rimangono mere fantasie senza la possibilità di realizzarsi, fino a che un evento non sconvolge (in senso negativo) la routine familiare e la fede comincia a vacillare fino alla fatidica frase “non spero più”. Ecco allora che entra in scena una fata, un ausiliario, qualcuno in grado di avverare il sogno, di plasmarlo a suo piacimento e dargli forma concreta, ma solo fino a mezzanotte: dopo di che “l’incanto finirà e tutto tornerà com’era prima”. Il parallelismo tra il sogno che Cenerentola vive alla reggia e la fascinazione che subiamo di fronte ad un film è fin troppo ovvio: Cenerentola è quindi lo spettatore ideale, che non si limita a guardare gli eventi ma ci si immerge completamente, dimenticando che la sua vita è “là fuori”. Succede lo stesso anche allo spettatore cinematografico che si immedesima nelle immagini che danzano sullo schermo, e il risveglio traumatico dalla finzione è lo stesso per entrambi, sia per la fanciulla allo scoccare della mezzanotte, sia per lo spettatore all’accensione delle luci in sala. Vedere sul grande schermo un classico come Cenerentola a 62 anni dalla sua prima uscita ci fornisce quindi l’occasione per pensare a cosa sarebbe la nostra vita senza i sogni, a cosa sarebbe senza i film.

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