Baraccone e burattini
Quello che ha fatto la fortuna della serie di Fast & Furious è che da metà in poi – dal numero 5 per la precisione – il franchise ha abbandonato qualunque forma di narrazione propriamente detta, anche nel limite del blockbuster d’azione, per abbracciare la logica del circo, in cui lo sforzo degli sceneggiatori è concentrato esclusivamente sulla creazione del numero spettacolare, slegato da tutto.
Così si è potuti salire di livello fino al 7 raggiungendo impressionanti vette di surrealtà e trivialità filmica: il nuovo capitolo, l’ottavo, cambia però regista (da James Wan a F. Gary Gray) e segna una parziale battuta d’arresto. Stavolta a turbare la quiete di Dom Toretto (Vin Diesel) è una temibile hacker (Charlize Theron) che lo convince a passare “al lato oscuro” e a rubare una potente arma nucleare. Letty (Michelle Rodriguez) viene convinta a riunire la squadra – con qualche eccellente aggiunta – per dargli caccia e capire se davvero Dom ha abbracciato il male. Secondo lo sceneggiatore Chris Morgan, The Fate of the Furious (come da titolo originale) dovrebbe aprire un arco narrativo, una sorta di trilogia, all’interno della saga e questo cambia anche un po’ le modalità di narrazione e messinscena del film. Se l’immaginario filmico è sempre quello di James Bond, regredito al livello intellettuale pre-adolescenziale e imbottito di anabolizzanti, i meccanismi dei personaggi ricordano sempre di più quelli delle saghe a fumetti più longeve con personaggi che forse muoiono e forse no, tornano, diventano cattivi, nemici che si alleano tra di loro, con l’ambizione di poter gettare un architrave per una più ampia costruzione “drammaturgica” lunga più di un film. Ciò significa che i toni si fanno un po’ più seri (pochissimo, sia chiaro), che tra un matrimonio andato in fumo, padri, madri e figli in arrivo, morti e altro il film mostra un tentativo di emozionare lo spettatore: maldestro però, anche perché per più di due ore si reitera incessantemente un concetto di famiglia arcaico e discutibile, fatto di maschi alfa, capi-branco, leonesse e tutta la sociologia animalesca a seguito. Inoltre Gray è parecchio meno bravo nel genere di Wan o Lin e perdonando i dialoghi e lo script ai minimi termini (con alcuni errori di scrittura marchiani), anche il ritmo e l’inventiva baracconesca sono meno brillanti e divertenti del solito anche se restano impresse due sequenze over the top: la pioggia e il fiume di auto senza controllo a New York e il sommergibile tra i ghiacci russi. Per il resto, con i fan che di sicuro gradiranno, è un passo indietro verso una direzione più “ambiziosa” che forse al marchio Fast & Furious non si addice poi tanto.
Fast & Furious 8 [The Fate of the Furious, USA 2017] REGIA F. Gary Gray.
CAST Vin Diesel, Dwayne Johnson, Jason Statham, Charlize Theron.
SCENEGGIATURA Chris Morgan. FOTOGRAFIA Stephen F. Windon. MUSICHE Brian Tyler.
Azione/Thriller, durata 136 minuti.