Il cacciatore di stereotipi
Il cacciatore di donne è ispirato alla vera storia di Robert Hansen, serial killer che tra gli anni Settanta e Ottanta ha violentato e ucciso qualche decina di giovani donne – vittime a cui il film è dedicato –, seppellendo poi i corpi nelle fredde lande dell’Alaska. Hansen è stato scovato grazie ad una giovane prostituta, riuscita a scappare dalle sue grinfie, e alla tenacia di un detective.
Il film, esordio alla regia di Scott Walker, racconta proprio delle indagini e della caccia al serial killer, iniziando con la liberazione della ragazza: centrali sono quindi la figura e le psicologie del detective (Nicolas Cage) e della giovane prostituta (Vanessa Hudgens), mentre il serial killer (John Cusack) assume un ruolo più marginale, quasi strumentale, nella narrazione e nell’approfondimento.
Il cacciatore di donne quindi si inserisce in quel sotto-filone che racconta di assassini seriali più o meno celebri, che in alcuni casi ha regalato film capaci di allargare il discorso a riflessioni e rappresentazioni più ampie sul “male”, oltreché essere congegni cinematografici quasi perfetti, e che in tanti casi non è andato aldilà del semplice didascalismo e del sensazionalismo (magari anche un po’ ruffiano). Il film di Walker si avvicina decisamente alla seconda categoria, senza però neanche presentare quella certa professionalità capace di tenere almeno costante la tensione e l’interesse. Il film di Walker è, possiamo dire, uno di quei brutti film americani in cui il grande cinema statunitense riecheggia, in maniera del tutto superficiale, in ambienti, personaggi e situazioni note. Tutto è infatti già visto e sentito altrove, e tutto è stereotipato, senza alcun approfondimento. Lo stereotipo diventa luogo comune in ogni aspetto del film: le scelte ambientali, la fotografia, le metafore con l’inospitalità della natura, i problemi familiari del detective, certi botta-risposta a effetto retorico, la colonna sonora, la lotta tra la caparbietà del poliziotto e la chiusura dei superiori, la discesa nell’inferno della giovane prostituta, il killer metodico e puritano eccetera, eccetera, eccetera: perfino la recitazione e le sopracciglia aggrottate di Cage sono risapute, mentre le buone prove di Cusack (sacrificato) e della Hudgens sono le uniche due note positive del film. Walker fallisce quindi nel rinnovare e nel rileggere la tradizione e gli stereotipi del filone, producendo un film senza alcuna tensione percepita e, di fondo, senza alcun’interesse. Dedicato alle vittime dimenticate, Il cacciatore di donne può essere al massimo considerato una buona azione per la quale si è clamorosamente dimenticato che bisognava fare innanzitutto del cinema.
Il cacciatore di donne (The Frozen Ground, USA 2013) REGIA Scott Walker.
CAST Nicholas Cage, Vanessa Hudgens, John Cusack, Dean Norris, 50 Cents.
SCENEGGIATURA Scott Walker. FOTOGRAFIA Patrick Murguia. MUSICHE lorne Balfe.
Drammatico, durata 104 minuti.