Commedia degli italiani
Dopo l’irricevibile Nessuno mi può giudicare, che usciva specularmente al controcanto reale del Ruby-Gate, Massimiliano Bruno si ripropone in una commedia volta a denunciare i vizi, le brutture, gli scandali dell’Italia contemporanea.
Viva l’Italia racconta dell’Onorevole Spagnolo, un politico come tanti, corrotto e bugiardo, che esercita il suo potere a suon di raccomandazioni. I figli, due su tre totalmente inetti, grazie al buon nome della famiglia hanno impieghi prestigiosi: una fa l’attrice (nonché la variante femminile di Silvio Muccino), uno il manager d’azienda, l’altro il medico. Ad un tratto, per colpa di un malore, Spagnolo perde i freni inibitori e, suscitando uno scompiglio inimmaginabile, non è più in grado di esimersi dal dire la verità. Sullo sfondo, uno stand-up comedian legge, in maniera ironica, gli articoli della Costituzione. Non si può dire, dinanzi ad un prodotto del genere, che la commedia italiana abbia perduto la capacità di rapportarsi con la realtà. Di fronte ai problemi maggiormente sentiti dalla popolazione, ovvero precariato, corruzione e perdita di fiducia nelle istituzioni, Massimiliano Bruno compie lo sforzo di spingere il pedale verso la protesta politica, mantenendo i toni classici della commedia italiana d’oggigiorno. Pur ammettendo la buona fede dell’operazione (le due scene madri dedicate alle manganellate in manifestazione e alle turpitudini commesse dopo il terremoto a L’Aquila sono di indubbia efficacia retorica) Viva l’Italia pecca di numerose ingenuità che lo rendono un prodotto meno interessante di quello che sarebbe potuto essere. L’eccessiva virata verso un manicheismo sostanziale che vede contrapposti politici e ceto medio (come se quest’ultimo fosse onesto per natura) unito alla spinta propulsiva verso un buonismo familista troppo difficile da sradicare nelle costanti di genere, lasciano scorgere, in agguato dietro l’angolo, un qualunquismo di base che di critico ha ben poco. Per tacere del product placement di un noto aperitivo, sbandierato ai quattro venti senza la minima remora, giusto per ricordare quanto siamo italiani. D’altronde pare proprio che, seguendo le direttive del precedente Nessuno mi può giudicare, gli autori si siano impegnati oltremodo nel fotocopiare paro paro le lamentazioni da social network dei nostri connazionali (i quali, come nel film, se ne guardano bene dal proporre soluzioni). Per questi motivi, la distanza tra Viva l’Italia e un immaginario folklorismo da cinepanettone in salsa grillina è ancora troppo labile.
Viva l’Italia [Italia 2012] REGIA Massimiliano Bruno.
CAST Michele Placido, Raoul Bova, Ambra Angiolini, Alessandro Gassmann.
SCENEGGIATURA Massimiliano Bruno, Edoardo Falcone. FOTOGRAFIA Alessandro Pesci. MUSICHE Giuliano Taviani, Carmelo Travia.
Commedia, durata 100 minuti.